di ENNIO SIMEONE – Ieri Matteo Renzi ha avuto la sfacciataggine di andare a dire al corso di formazione per giovani del Pd che chi nel partito e nella sinistra si oppone alle sue giravolte politiche “ha distrutto l’Ulivo”. Sì, proprio lui che che ha sottoscritto con Berlusconi il “patto del Nazareno”, lui che ha fatto una controriforma costituzionale che è la negazione dei principi su cui si fondava l’Univo, lui che ha fatto dell’attacco ai sindacati una bandiera. La risposta da Perugia – dove è in corso una convention della sinistra – non poteva non arrivargli da Bersani (mentre D’Alema ha detto che non valeva la pena di replicare a tante plateali bigie). E l’ex segretario è sbottato: “Lo ammetto, mi sono arrabbiato molto, se mi toccano l’Ulivo… Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi… Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra”. “Io – ha proseguito Bersani – assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è più molto convinta di starci. A volte si ha l’impressione invece che il segretario voglia cacciarli fuori: il segretario deve fare la sintesi non deve insultare un pezzo di partito”.
Già, ma c’è da obiettare a Bersani che chi non è più convinto di stare in quel Pd, trasformato da Renzi in un comitato elettorale personale, a caccia di voti e di vittorie a qualunque costo, è molto arrabbiato anche con lui e con coloro che lo seguono, perché sta consentendo a Renzi di fare il proprio comodo, perché costui se ne frega dell’etica politica, se ne frega della verità dei fatti, e continua a vendere per riforme la gran parte delle modifiche che sta apportando alle regole della democrazia e del buon governo ad un solo scopo: vincere le elezioni per mantenere il potere. E chi si rende, sia pur involontariamente, complice di questo disegno tra poco non avrà più diritto di indignarsi.
Ma, purtroppo, i toni finiscono sempre per diventare accomodanti e con il porgere l’altra guancia, anche se, l’ex capogruppo, Roberto Speranza avverte: “I nostri militanti ci chiedono se restiamo nel Pd. No, non restiamo dentro il Partito democratico: noi siamo il Pd. E senza di noi, senza questa cultura politica, senza queste storie e passioni, il Pd non c’è più, non esiste più se non c’è questo pezzo”. Lo stesso speranza qualche ora più tardi alla trasmissione “In mezz’ora” dà risposte contorte e sostanzialmente accomodanti a Lucia Annunziata. E con questo stile non si può andare al referendum sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale. Se non si prende coscienza che Renzi è una figura pericolosa per il futuro della nostra democrazia e che nella sua marcia verso il consolidamento di un potere personale non si ferma, non ha limiti, ogni strategia fondata sulla civile convivenza è destinata al fallimento.
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