Le elezioni politiche in Spagna hanno decretato la fine del bipartitismo basato sull’alternanza tra popolari e socialisti. Il Partito popolare del premier Mariano Rajoy mantiene il primo posto con il 28,7% dei voti ma, con 122 deputati su 350 (contro i 188 delle elezioni precedenti), resta molto lontano della maggioranza assoluta. Il Psoe di Pedro Sanchez arriva secondo con il 22% e 91 seggi, davanti alla sinistra di Podemos, che conquista 20,7% e 69 deputati, e alla formazione di destra Ciudadanos, che ottiene il 13,9 e 40 seggi. Per il Psoe è il peggiore risultato dalla fine del franchismo, per il Pp dal 1982. Izquierda Unida (altra formazione di sinistra) ottiene 2 seggi, e i vari partiti nazionalisti, che potrebbero rivelarsi decisivi per la laboriosa formazione di una maggioranza di governo, ne mettono insieme 26 (9 la sinistra repubblicana catalana, 8 la lista Dl del presidente secessionista catalano Artur Mas, 6 il partito nazionalista basco Pnv, 2 gli indipendentisti baschi di Bildu, 1 i nazionalisti delle Canarie).
Alle politiche di oggi la Spagna ha deciso “un cambio di sistema”, ha affermato Pablo Iglesias, leader di Podemos, secondo il quale “è nata una nuova Spagna”, sottolineando come il Psoe abbia ottenuto oggi il “peggiore risultato elettorale” dalla fine della dittatura franchista. Quello del Pp, ha aggiunto, è il peggiore dal 1982.
Podemos, ha detto il numero due del partito Inigo Errejon, “sarà lo strumento politico fondamentale perché in Spagna si chiuda la porta alla corruzione e alla diseguaglianza”. Ma la verità è che questo risultato rende a forte rischio la governabilità del paese. Questa situazione complicata rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare un ritorno alle urne. Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell’ultimo mezzo secolo.
L’unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi necessari per a sostenere una maggioranza sarebbe una ‘grosse-koalition’ alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall’ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy, nell’immediata vigilia del voto, quando i sondaggi delineavano ciò che poi le urne hanno confermato, per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi.
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