di SERGIO TRASATTI/ Fa discutere la scarcerazione del mafioso Giovanni Brusca (nella foto in basso a sinistra Brusca quando fu arrestato), il boia di Capaci, l’uomo che sciolse nell’acido un bambino solo perché era il figlio di un pentito. Una belva di Cosa Nostra uscita di prigione dopo 25 anni. Il fenomeno del pentitismo è stato approfondito a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV (canale 264 del digitale terrestre, la televisione dell’Università Niccolò Cusano). Tra gli altri, è intervenuto l’ex mafioso della ‘Ndrangheta, oggi collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura (foto in home page). L’ex reggente di una famosa cosca operante nel territorio di Crotone, collabora con i magistrati dal 2006 e recentemente una sua deposizione è stata importante per il maxiprocesso Rinascita Scott che vede alla sbarra 400 imputati (foto in alto a sinistra: Bonaventura depone a un processo).
Su Brusca, Luigi Bonaventura, al microfono di Fabio Camillacci, ha detto: “Siamo in uno Stato di diritto, non deve essere un ex mafioso come me a ricordare che siamo una società civile. Uno Stato di diritto mantiene gli impegni, non può fare figli e figliastri. E’ vero, Giovanni Brusca si è macchiato di cose orribili, però nel nostro Stato esistono queste leggi sui collaboratori di giustizia. Brusca ha deciso di collaborare e le sue rivelazioni hanno contribuito a far emergere una buona parte di verità sulle stragi di Mafia, ci sono stati importanti arresti di latitanti, l’ala stragista di Cosa Nostra è stata rasa al suolo. Ricordo che esistono i benefici processuali e quelli penitenziari”.
Le differenze tra i due benefici. A tal proposito Bonaventura ha spiegato: “Per ottenere i benefici processuali, bastano: dissociazione, ammissione di colpa, rito abbreviato e tu non prendi più di 30 anni di carcere. E questo vale ed è valso anche per criminali mafiosi ancor più sanguinari di Brusca che si sono pentiti. Brusca, a livello di legge italiana, ha pagato il suo conto, ha risposto alle leggi instaurando un eccellente rapporto collaborativo con i magistrati. Credo che i nostri politici innanzitutto e il popolo italiano dovrebbero stare meno sui social e pensare di più a distinguere tra quella che è l’emozione e quello che è il diritto. Trovo ridicola questa levata di scudi per la scarcerazione di Brusca, tutta questa indignazione”.
La precisazione. L’ex mafioso ha aggiunto: “Le leggi sui collaboratori di giustizia d’altronde sono state volute proprio da Giovanni Falcone per sconfiggere le mafie, se le cambiamo non ci saranno più collaboratori di giustizia. Dobbiamo decidere se davvero vogliamo combattere le mafie o no; anche perché oggi le mafie sono più potenti di prima in quanto inquinano l’economia e le istituzioni. Per estirparle non si può fare a meno di collaboratori di giustizia come Giovanni Brusca. Piuttosto invito le istituzioni a lavorare sul programma di protezione per noi pentiti; un programma obsoleto perché io e la mia famiglia non viviamo da persone normali ma tra mille problemi. Il piccolo sussidio che riceviamo non ci aiuta ad annullare le mille difficoltà che viviamo a livello sociale: non abbiamo né diritti, né doveri. Siamo annullati, non esistiamo, siamo invisibili”.
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