Contrariamente a quanto previsto ieri da Erdogan, Israele ha deciso di accelerare l’operazione su Gaza, annunciando di intensificare i blitz con truppe e tank all’interno della Striscia di Gaza mentre tanti aerei sono decollati per i raid nell’enclave palestinese. Un annuncio quello del portavoce militare che ha trovato subito conferma nella denuncia da parte di Hamas di “un massiccio tentativo di Israele di penetrare coi carri armati nella Striscia di Gaza da nord e da est: la battaglia è in corso attorno alla barriera di divisione“.
La mossa dell’esercito israeliano è giudicata un preludio concreto all’ingresso in massa all’interno di Gaza che nelle ultime ore ha già visto una massiccia intensificazione dei raid nel nord dell’enclave palestinese. “Le forze di terra dell’esercito israeliano – ha detto il portavoce militare Daniel Hagari – stanno espandendo stasera i loro blitz all’interno della Striscia di Gaza insieme agli attacchi aerei”. Poi ha rinnovato l’appello ai residenti palestinesi ad evacuare verso il sud della Striscia per non trovarsi coinvolti nei combattimenti che a Gaza hanno messo già fuori uso le comunicazioni, con internet in tilt. Denunciando anche che il comando di Hamas si nasconde sotto il principale ospedale di Gaza City.
Che la strategia dell’esercito fosse cambiata da giorni, era già chiaro con i due nuovi blitz compiuti la notte scorsa dentro la Striscia. Il primo nella zona di Shujaiya, sobborgo di Gaza, dove tank e truppe di terra hanno colpito postazioni di Hamas.Il secondo quello della ‘Flotilla 13’, un’unità della marina militare israeliana sbarcata nel sud della Striscia per distruggere postazioni terroristiche della fazione palestinese, in particolare una base degli ‘uomini rana’ di Hamas. Al termine le forze israeliane sono rientrate alle loro basi, riattraversando il confine.
Israele ha anche lanciato un monito, riferendosi con tutta probabilità al Libano da dove continuano i lanci e alla Siria: l’esercito si “prepara a difendersi su tutti i fronti e anche le forze al confine settentrionale sono in massima allerta”. E c’è il rischio concreto che le scintille della guerra a Gaza possano infiammare oltre al fronte nord anche nemici più lontani geograficamente, in particolare quelli nell’area del Mar Rosso.
Israele ha infatti annunciato di aver sventato una “minaccia aerea” proveniente proprio da quella zona. E non sono pochi gli analisti militari che hanno indicato come origine della minaccia lo Yemen degli Houti, alleati di Teheran, o una nave iraniana presente a largo dell’area. “Dopo l’identificazione avvenuta nell’area del Mar Rosso – ha spiegato l’esercito – l’aviazione ha intercettato obiettivi ostili in quella zona”.
Secondo AlQaera News, ad essere stata colpita, con alcuni feriti, è stata la città di Taba in Egitto. Centro che confina con Eilat, punta estrema di Israele sul Mar Rosso. Per l’esercito l’obiettivo ostile intercettato era un drone caduto sulla cittadina costiera egiziana. Del resto, già lo scorso 19 ottobre un cacciatorpediniere aveva abbattuto nel Mar Rosso “tre missili da crociera per attacco terrestre e diversi droni” lanciati da ribelli Houti e diretti “potenzialmente contro obiettivi in Israele”. Uno scenario che ha visto anche jet militari americani, su ordine del presidente Joe Biden, attaccare in Siria gruppi di militanti sostenuti dall’Iran che avevano colpito truppe americane nel Paese e in Iraq dopo l’attacco del 7 ottobre. Nella massima allerta su tutti i fronti indicata dall’esercito israeliano è contemplato certamente che le aree nemiche attorno allo stato ebraico potrebbero attivarsi.
L’annuncio dell’aumento delle incursioni dentro Gaza è stato preceduto da un intenso lancio di razzi verso il sud ed il centro di Israele, soprattutto su Tel Aviv. In rapida successione di tempo, le sirene di allarme sono scattate per ben due volte. Un appartamento di un palazzo del sud della città è stato centrato da un razzo che ha provocato 3 feriti.
Nella Striscia – dove sono arrivati in una situazione umanitaria drammatica circa 10 camion di aiuti e un team medico dal valico di Rafah con l’Egitto – i morti sono saliti a 7.326 con circa 19.000 feriti. Resta il rebus dei 229 ostaggi israeliani in mano di Hamas a Gaza: da giorni si parla di progressi nelle trattative tra le parti, mediate da Egitto e Qatar. Ma al momento non si registra la svolta decisiva.
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