di RAFFAELE CICCARELLI*/ Ha un sapore di tirannico, di scontato, la vittoria degli Stati Uniti nel Mondiale di calcio femminile appena conclusosi in Francia. La sensazione della forza delle americane nei confronti di tutte le altre nazionali si è palesata evidente lungo tutto il corso del torneo, dando anzi l’impressione di non dover dar fondo nemmeno a tutto il loro talento, la loro forza e la loro bravura per avere ragione delle loro avversarie. La finale contro l’Olanda ne è stata la dimostrazione, nonostante l’impegno delle campionesse d’Europa in carica è apparso subito evidente lo strapotere a stelle e strisce, con le oranjies che, grazie al loro portiere, almeno possono dire di avere resistito un tempo.
Ennesima conferma per gli USA. Gli Stati Uniti succedono a sé stessi, quindi, tutta la forza di cui sopra è sostenuta anche dai numeri che riguardano questa competizione: in otto edizioni, questa compresa, le americane hanno trionfato quattro volte arrivando una volta seconde e tre volte terze, in pratica non sono mai scese dal podio. Tutto questo legittima la loro vittoria dando conferma di un movimento che, al momento, non conosce eguali nel mondo, e la cosa straordinaria è questa eccellenza là dove invece non riescono ad emergere i maschi, nonostante l’importazione di campioni e un torneo ora abbastanza regolare.
Calciatrici popolarissime in patria. Al di là delle diverse valutazioni economiche, argomento per le quali stanno combattendo le calciatrici in Usa, Carli Lloyd, Megan Rapinoe, Alex Morgan, per citare tre tra le più rappresentative, non sono da meno in popolarità alle grandi stelle del basket, dell’hockey o del baseball, dove eccellono i maschi. Questo l’atto conclusivo di questa manifestazione che, al di là dei risultati, ci consegna una percezione del calcio femminile che sarà sicuramente diversa da questo momento in poi. Dopo aver navigato per anni in quasi semi clandestinità, avendo una eco di popolarità proprio negli Stati Uniti e nel nord Europa, le attenzioni che si sono concentrate su Francia 2019 fanno capire che il vento è cambiato, che ora il calcio femminile può puntare al legittimo riconoscimento che gli compete in qualsiasi angolo del mondo. Italia compresa.
Dai Mondiali un forte impulso per tutto il movimento italiano. Perché le nostre ragazze, pur rappresentando un movimento sparuto rispetto ai colossi che abbiamo dovuto affrontare, hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, andando avanti e facendo capire che anche loro esistono, fino ad arrendersi nei quarti a quell’Olanda che poi avrebbe perso in finale. Forse il vero obiettivo della spedizione azzurra era proprio questo, dare il proprio forte grido di presenza, di esistenza, facendo appassionare tanti che non conoscevano questa realtà. Le attenzioni dei media, infine, hanno fatto capire che, in un calcio ormai saturo a livello maschile, o quanto meno che è vicino ai suoi limiti, quello femminile può essere una valida forma di guadagno alternativo. Suona forse brutto, ma ornai nel calcio business si ragiona sui guadagni, allora ben vengano il professionismo e le attenzioni mediatiche, nella speranza che la genuinità che ancora possono esprimere queste ragazze non venga mai perduta e inquinata.
*Storico dello sport
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