di RAFFAELE CICCARELLI*- È più o meno universalmente riconosciuto che la scuola allenatori italiana sia all’avanguardia. Lo dimostrano i tanti nostri allenatori distribuiti nei migliori tornei stranieri e le difficoltà della nostra Serie A. Da sempre pallone e tattica sono nel dna del nostro calcio, magari non sempre è evidente quanto possano incidere gli allenatori nel rendimento delle loro squadre. Proprio l’ultima giornata di campionato, però, ci fornisce l’essenza e l’importanza di avere tecnici capaci, come si suol dire, di incidere.
La Roma del tecnico di Certaldo. Il primo caso che andiamo ad analizzare è quello di Luciano Spalletti, che è riuscito ad incartare a domicilio Maurizio Sarri e un Napoli finora invitto tra le mura amiche con il tecnico toscano. Dimostrando di aver studiato fin nei minimi dettagli la partita, Spalletti ha sorpreso i partenopei con Florenzi che, nella difesa a quattro, si alzava in possesso palla, con Juan Jesus che si accentrava al fianco di Manolas e Fazio, trasformando il reparto a tre. Questo ha “tarpato le ali” al Napoli e Sarri, troppo ancorato al 4-3-3, è stato incapace di trovare una contromossa efficace, facendo fare una gran bella figura ai giallorossi, che hanno vinto con merito la partita.
Le due facce di Milano. Là dove, però, l’incipit iniziale dell’importanza degli allenatori assume una chiara evidenza, è nel rendimento attuale delle due squadre milanesi, Inter e Milan. Partiti con maggior credito rispetto ai rivali rossoneri per proiettare il calcio meneghino verso un loro nuovo rinascimento, i neroazzurri stanno mostrando proprio nella guida tecnica il loro punto debole. Dopo l’addio del Roberto Mancini “furioso”, Frank de Boer sta dimostrando tutte le incertezze di chi non è abituato ad un calcio come il nostro, creando, come nella sconfitta casalinga con il Cagliari, più problemi che soluzioni ai suoi. Di contro, il suo dirimpettaio, Vincenzo Montella, messo alla guida di un manipolo di ragazzi di belle speranze ma apparentemente acerbi, lo sta gestendo in maniera impeccabile, come dimostra il secondo posto raggiunto alla pari della Roma.
L’allenatore dei campioni. Tutto questo sottacendo dell’”ovvio” Massimiliano Allegri alla guida della Juventus “ammazzatutto”, con il livornese ormai nella ristretta cerchia dei “guru della panchina”, in compagnia dei vari Carlo Ancelotti, Antonio Conte, Pep Guardiola, Luis Enrique, Josè Mourinho, Diego Simeone, Arsene Wenger, in rigoroso ordine alfabetico.
Altri mister di qualità. Ma la scuola italiana non si esaurisce qui, messa in risalto anche dall’ottimo lavoro dei vari Eusebio Di Francesco al Sassuolo, Rolando Maran al Chievo o Massimo Rastelli al Cagliari, per fermarci a quelli che stanno andando meglio in questo momento. In conclusione, la dimostrazione lampante di come il “made in Italy” della panchina, sapientemente sfornato dalla scuola di Coverciano, quella si unica al mondo, sia sempre sulla cresta dell’onda.
Commenta per primo