CALCIO, VERSO EURO 2016/ Gli attentati di Bruxelles riaprono il dibattito sulla sicurezza della manifestazione continentale ospitata dalla Francia a giugno: rischio attacchi sempre più alto

stadedi Fabio Camillacci/

L’allarme è alto dal 13 novembre scorso, giorno in cui allo Stade de France un kamikaze islamico cercò di entrare durante l’amichevole Francia-Germania per fare una strage. Furono bravi gli steward a sbarrargli l’ingresso all’impianto e il terrorista si fece saltare in aria all’esterno dello stadio. L’esplosione comunque rimbombò durante la partita sconvolgendo giocatori e spettatori: significativa l’espressione di stupore dello juventino Evra, nazionale transalpino che aveva il pallone tra i piedi al momento del botto. Si capì subito che non si trattava di una bomba carta. Fu un significativo attacco al calcio, sport infedele per l’Islam. Un marchio dell’Occidente da colpire. Al termine, con Parigi sotto assedio, spettatori costretti a restare nello stadio e a uscire dal campo di gioco (foto). Un marchio dell’Occidente da colpire. Dopo la strage di Bruxelles, l’allarme aumenta, ora è altissimo e di conseguenza crescono i timori per l’Europeo che si terrà in Francia dal 10 giugno al 10 luglio prossimi.

Grande preoccupazione in Francia in vista del Campionato d’Europa per Nazioni edizione 2016. Oggi il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, al termine del comitato sulla sicurezza per gli Europei, ha rilanciato l’allarme dicendo: “Gli attentati di Bruxelles di oggi ci ricordano tragicamente l’alto livello di minaccia che ci troviamo a fronteggiare. Non possiamo innalzare continuamente ciò che è un livello già molto elevato dagli attentati di gennaio 2015 (quelli di Charlie Hebdo, n.d.r.)”.

La Uefa cerca di rasserenare gli animi. La Federcalcio europea per quanto possibile ribadisce il suo impegno per la sicurezza e in un comunicato recita: “A seguito degli eventi di oggi a Bruxelles, intendiamo ribadire l’impegno nel porre la sicurezza al centro dei piani organizzativi per Euro 2016”.

La preoccupazione dell’ex presidente Figc. Giancarlo Abete, ex presidente della Figc, attuale vicepresidente Uefa, in perfetto stile democristiano dichiara: “Il rischio porte chiuse c’è, ma gli Europei si faranno. Il problema della sicurezza è primario per tutti noi, l’evento sportivo si colloca in una dimensione residuale rispetto al tema sicurezza verso tutti i cittadini. Per ogni evento sportivo c’è una titolarità in capo ai responsabili dell’ordine pubblico che va al di là di quelle che sono le titolarità e responsabilità degli organizzatori dell’evento sportivo. Il rischio porte chiuse può esistere sempre perché parliamo di una competizione in cui l’evento deve avvenire. Non ci sono partite rinviabili ad altra data, in un torneo si sconta il fatto che determinate date sono funzionali al risultato finale del torneo. Mi sembra che oggi le priorità siano diverse, parliamo di eventi che hanno già avuto un impatto negativo sul torneo. C’è una maggiore percezione di rischio, minor entusiasmo a partecipare con uno spirito positivo. Parliamo però di un torneo previsto per giugno mentre adesso stiamo parlando di un’emergenza di queste ore”. Abete come nel suo stile dunque, dice tutto e niente; una dichiarazione quasi criptica la sua, dalla quale trapela comunque preoccupazione.

Pericolo “Diavoli rossi”. La partita col Belgio, avversario degli azzurri nella fase a gironi di Euro 2016, aumenta l’apprensione dei tifosi italiani. Su questo punto Abete è ancor più democristiano e dice: “Dobbiamo cercare ognuno di fare la propria attività. Noi come dirigenti sportivi dobbiamo continuare ad operare con fiducia e preoccupazione. Capendo che sono battaglie che si vincono solo mantenendo uno spirito positivo”. Cioè? Che significa? Parole, parole, parole…

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