di FABIO CAMILLACCI/ Ennesima tappa della stucchevole querelle sulla ripresa del campionato. La Lega calcio di Serie A, durante l’assemblea andata in scena ovviamente in videoconferenza, ha proposto la ripresa del torneo per il 13 giugno, data che è stata votata a larga maggioranza rispetto a quella del 20 giugno visto che bisognerà chiudere tutto entro il 2 agosto per lasciare spazio a Champions ed Europa League. Se davvero il pallone riuscisse a ripartire il 13 giugno ci sarebbe spazio anche per far disputare le semifinali di ritorno e la finale di Coppa Italia, che verrebbero giocate a luglio. Ricordiamo che alla fine del campionato mancano 12 giornate, più quattro recuperi: Inter-Sampdoria, Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari e Torino-Parma.
La situazione. I club nei giorni scorsi hanno richiamato alla base i calciatori stranieri e gli allenamenti individuali sono già ripartiti. Da lunedì prossimo sarà finalmente possibile ricominciare con le normali sedute di gruppo, senza ovviamente quei giocatori che stanno osservando la quarantena. Ora tutti attendono la decisione finale del Governo, che, stando alle ultime dichiarazioni del ministro dello Sport Spadafora dovrebbe arrivare tra circa una settimana, valutando soprattutto la curva dei contagi da Covid-19.
Questione diritti tv. L’assemblea ha affrontato anche la spinosa questione dell’ultima rata dei diritti televisivi, che i broadcaster (Sky, DAZN ecc.) non vogliono pagare perchè non si gioca dai primi di marzo e soprattutto perchè, nonostante l’ottimismo di alcuni, pensano che la stagione 2019-2020 molto probabilmente non verrà portata a termine. A tal proposito, nel comunicato finale l’assemblea di Lega ha deliberato quanto segue: “La Lega Serie A ribadisce, nel rapporto con i licenziatari dei diritti audiovisivi 2018-2021, la necessità del rispetto delle scadenze di pagamento previste dai contratti per mantenere con gli stessi un rapporto costruttivo”. E’ questo il nodo principale visto che praticamente per tutti i club di A, tranne la Juventus, i diritti tv nei bilanci delle società rappresentano la voce più importante.
La giornata parlamentare del ministro dello Sport. Vincenzo Spadafora ha parlato prima al Senato poi alla Camera. In merito alla questione ripartenza del massimo campionato di calcio, il ministro ha detto: “Quello che noi vorremmo fare è riaprire il campionato ma nelle condizioni che possano assicurare, non solo al campionato di continuare senza ulteriori stop, ma che possano garantire la sicurezza di tutti. Qualcuno si è chiesto perché non si chiude un negozio se la cassiera è positiva mentre se accade a un calciatore si manda in quarantena tutta la squadra. Perché nel calcio non è possibile mantenere distanze, dove i calciatori devono correre e marcarsi. Cosa che non accade in supermercato”. Poi Spadafora ha confermato il via libera alla ripresa degli allenamenti di gruppo per il 18 maggio e reso noto che la Figc ha accolto le indicazioni del Comitato tecnico scientifico circa la modifica del protocollo sanitario che però non piace a molti presidenti.
I patron di Udinese e Fiorentina chiedono chiarezza al governo. Il numero uno dei friulani Giampaolo Pozzo ha scritto una lettera alle istituzioni interessate in cui si legge: “Sgravate noi dirigenti dalle responsabilità in caso di ripartenza. Il Governo valuti un provvedimento ad hoc”. Mentre il presidente della Fiorentina Commisso ha detto: “Dal primo giorno abbiamo detto che al primo posto ci deve essere la salute, ma che vogliamo ricominciare. Siamo allo stesso punto di uno-due mesi fa. Dovremo vedere se le regole che sono uscite nelle ultime ore andranno bene. Non so se si arriverà alla fine con questo protocollo che costringerà ad andare tutti in quarantena se verrà trovato un positivo in squadra”.
Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina accoglie positivamente il Decreto Rilancio. Il capo della Figc nel commentare i provvedimenti di Palazzo Chigi ha parlato di “passaggio fondamentale per tutto il calcio italiano”. Questi i punti principali: l’ulteriore rinvio dei pagamenti contributivi e fiscali al mese di settembre; la sospensione dei canoni di locazione e dei diritti di superficie per gli impianti sportivi; il riconoscimento della cassa integrazione per i contratti dei lavoratori sportivi fino a un massimo di 50 mila euro lordi; l’istituzione del Fondo Salva Sport con una quota percentuale sul totale della raccolta per le scommesse sportive che avrà durata triennale; l’abbreviazione dei gradi e dei tempi della giustizia sportiva in caso di contenziosi. Insomma, un bel paracadute perchè la situazione rimane complicata e l’impressione è che alla fine la stagione 2019-2020 non potrà essere portata a termine.
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