La situazione del Venezuela vive ormai un susseguirsi di colpi di scena sia nel paese sudamericano sia sullo scenario internazionale, con interventi sempre più invasivi da parte di altri stati nelle faccende interne, per quanto intricate e preoccupanti.
Dopo che stamattina il parlamento europeo (con l’eccezione dell’Italia) ha deciso di riconoscere come capo provvisorio dello Stato Juan Guaidò, autoproclamatosi nella carica al posto di Maduro (che lo è diventato attraverso elezioni, benchè considerate viziate da irregolarità) è accaduto a Caracas qualcosa su cui occorre far luce:
Guaidò ha bruscamente interrotto il discorso programmatico che stava tenendo nella sede dell’Università annunciando: «In questo momento i Faes sono nella mia casa, stanno cercando Fabiana». I Faes sono le forze speciali di polizia venezuelane, e Fabiana Rosales è la moglie di Guaidò. Il quale ha lasciato la sede universitaria per recarsi al suo domicilio, accompagnato dalla moglie che era in quel momento insieme a lui. (nella foto Guaidò e la moglie durante la manifestazione).
Non è chiaro se gli uomini del Faes cercassero Guaidò o la moglie, né se sia riuscita ad entrare nel loro appartamento, nel quartiere di Santa Fe. In ogni caso, su Twitter, Guaidò, che è presidente del Parlamento, ha avvertito che considererà il “cittadino Nicolas Maduro” responsabile per qualsiasi cosa possa succedere a suo figlio, che ha 20 mesi.
Ma, in attesa di dettagli sulle vicende di Guaidò, ritorniamo al voto del parlamento europeo: la «miniplenaria» del suddetto Parlamento ha approvato una risoluzione che riconosce Juan Guaidò come presidente legittimo ad interim del Venezuela, unendosi alla linea che per primo è stato Trump ad esprimere. Solo gli eurodeputati del M5S e della Lega si sono astenuti tra le molte polemiche degli altri gruppi.
I deputati europei hanno esortato l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, e gli Stati membri a fare altrettanto fino a quando non saranno indette nuove elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili per ripristinare la democrazia.
Anche la Francia ha lanciato un ultimatum a Maduro: riconoscerà Juan Guaidò come “presidente ad interim” del Venezuela se non verranno annunciate elezioni entro domenica, ha affermato il primo ministro Edouard Philippe, aggiungendo che il riconoscimento avverrà “in pieno coordinamento con i nostri partner europei, con la Germania, con la Spagna, con la Gran Bretagna».
Intanto Juan Guaidò ha riferito oggi di aver avviato un processo di cooperazione con l’Europa per la protezione dei beni venezuelani all’estero e per gli aiuti umanitari richiesti dal suo paese. “Ho appena parlato con Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo (Pe), e oggi iniziamo i processi di cooperazione tra l’Europa e il Venezuela al fine di proteggere i beni e gli aiuti umanitari”, ha twittato Guaidò.
Invece – come ha precisato il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5s) – «l’Italia non riconosce Guaidò perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite. Oggi il più grande interesse che abbiamo è quello di evitare una nuova guerra in Venezuela. Stesso errore che è stato fatto in Libia, oggi riconosciuto da tutti. Dobbiamo evitare che succeda lo stesso in Venezuela».
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