di SERGIO TRASATTI/ Emanuela Orlandi svanita nel nulla il 22 giugno 1983, il 14 gennaio prossimo avrebbe compiuto 56 anni. Il mistero della scomparsa è stato nuovamente approfondito a “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus con Pietro Orlandi. Il fratello di Emanuela ha dato appuntamento alla manifestazione di sabato 13 gennaio in piazza Cavour a Roma per chiedere verità e giustizia per Emanuela, poi al microfono di Fabio Camillacci e Tiziana Ciavardini ha detto: “Ancora una volta, come ogni anno, sarà presente tanta gente comune. Persone che continuano a stupirmi, soprattutto quelle che verranno da fuori Roma. Proprio oggi mi hanno scritto alcuni che verranno dalla Liguria. La solidarietà delle persone per tutti noi è stata ed è fondamentale: ci ha dato la forza di andare avanti. A volte certe persone sono commoventi, come quel ragazzo che parte ogni anno dalla Germania per venire alle mie manifestazioni. Quest’anno non potendo organizzarla in largo Giovanni XXIII in zona San Pietro perché stanno facendo dei lavori in vista del Giubileo, abbiamo optato per piazza Cavour dove c’è il palazzo di Giustizia. Quindi anche per questo un luogo simbolico. ‘Giustizia’, una parola che da 40 anni è assente in Italia e in Vaticano in merito al rapimento di mia sorella”.
Gli obiettivi della manifestazione di sabato 13 gennaio. Pietro Orlandi in tal senso ha spiegato: “La manifestazione di sabato ovviamente servirà a spingere, per accelerare i tempi per la formazione della Commissione parlamentare d’inchiesta visto che purtroppo ancora non si è mosso praticamente nulla. L’unica cosa positiva da quanto ho saputo è che il presidente della Camera Fontana ha inviato delle lettere ai capigruppo sollecitandoli ad accelerare i tempi, a inviare i nomi di chi dovrà far parte della stessa Commissione. In tal senso, so che qualche partito lo ha già fatto prima di Natale. Adesso mi auguro che faccia altrettanto il presidente del Senato La Russa e che i partiti rispondano rapidamente senza fare ostruzionismo. La mia paura è sempre quella che qualcuno voglia rallentare i lavori della Commissione, per effetto di pressioni subite dall’esterno da parte di chi questa Commissione non la vuole. Il Vaticano in primis e tutti coloro che gli sono asserviti. Mi hanno comunque garantito che entro gennaio verranno presentati tutti i nomi. So anche che presso la Procura di Roma stanno lavorando su alcune cose”.
Poi Pietro Orlandi, rispondendo alla domanda, in questi lunghi 40 anni qual è la cosa che ti ha dato più fastidio, ha detto: “Sicuramente, l’indifferenza e la volontà di non andare avanti da parte dell’istituzione che dovrebbe interessarsi di più alla vicenda: il Vaticano. Emanuela è cittadina vaticana, è ancora iscritta all’anagrafe vaticana come vivente, quindi da parte loro doveva arrivare la spinta più forte per pretendere la verità. E poi mi hanno dato fastidio tutte quelle persone che continuano a fare insinuazioni sulla mia famiglia, che si permettono di dire delle cose a volte anche molto pesanti. Mi riferisco in particolare a un giornalista che più volte mi ha accusato di apparire ovunque solo per soldi. E una volta in privato mi disse ‘tu sei lo stupratore del cadavere di tua sorella’. Questo personaggio dalla Procura di Roma è stato definito ‘un depistatore professionista’. Chiudo con l’ennesimo appello a Papa Francesco perché lui sicuramente sa cosa è successo a mia sorella, come lo sapevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Bergoglio sa cosa è accaduto altrimenti non mi avrebbe detto ‘Emanuela sta in cielo, Emanuela è morta’. Da quel momento il muro si è alzato più di prima; poi un paio di anni fa Papa Francesco decise di chiedere alla Procura vaticana di aprire finalmente un’inchiesta, invitando il Procuratore Alessandro Diddi a indagare a 360 gradi, senza fare sconti a nessuno. Invece, non si è mosso nulla quindi se ci tiene veramente, il Pontefice alzi la voce perché il Vaticano non sta facendo quello che Papa Francesco ha chiesto. In realtà adesso secondo me la Procura vaticana sta indagando solo per trovare una verità di comodo”.
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