di SERGIO SIMEONE* – Se Plutarco, lo storico greco autore di “Vite parallele”, fosse vissuto oggi, avrebbe certamente inserito nel suo libro le vite parallele di Gano di Maganza e Matteo Renzi. Il primo, come si sa, è un paladino di Carlo Magno, e viene da questi inviato come ambasciatore presso i saraceni a Saragozza, dopo che l’imperatore ha tolto l’assedio alla città e si sta ritirando con il suo esercito al di là dei Pirenei. Ma lui coglie l’occasione per suggerire ai saraceni come tendere un agguato alla retroguardia dell’esercito dei Franchi capitanata da Orlando (verso il quale nutre un profondo odio) quando si troverà a varcare il passo di Roncisvalle.
Anche Matteo Renzi è un paladino, un paladino della legge Zan, perché il suo partito Iv non solo ha votato a favore del Ddl nel passaggio alla Camera, ma ha anche collaborato con due sue esponenti, Annibali e Bonetti, alla stesura del testo. Ora però, di fronte alla offensiva della destra condotta utilizzando soprattutto la presidenza della commissione Giustizia, caratterizzata dal comportamento sfacciatamente ostruzionistico del leghista Ostellari, Renzi si propone come mediatore… Ma come si può mediare con chi si è esposto a difendere i provvedimenti omofobi di Orban respingendo le critiche di Draghi e della von der Leyen? E, infatti, la mediazione proposta da Renzi è semplicemente un cedimento alle richieste della destra. Per non dire che apportare una qualsiasi modifica al testo approvato dai deputati comporterebbe un ritorno del disegno di legge alla Camera con la quasi certezza che non arriverebbe al voto entro la fine della legislatura. Questo vero e proprio sabotaggio del Ddl Zan ha soprattutto l’obiettivo di colpire chi sta guidando la battaglia per la sua approvazione, Enrico Letta.
Non manca nemmeno, volendo approfondire il “parallelismo“ con Gano di Maganza, l’elemento del suggerimento al nemico. Poiché, infatti, se si vota con voto palese lo schieramento pro Zan è in maggioranza, come ha dimostrato il voto sulla calendarizzazione dei lavori, che ha visto sconfitto il tentativo della destra di spostare di una settimana l’inizio della discussione in aula, Renzi “ha paventato” che un Calderoli possa presentare milioni di emendamenti e chiedere su qualcuno di questi il voto segreto, dando spazio ai franchi tiratori. Questo “timore”, espresso pubblicamente, è in realtà un vero suggerimento al nemico.
Insomma, quando è in azione Renzi non c’è mai da stare sereni.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil
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