Cinema e cultura in lutto per la morte di LINA WERTMULLER, prima donna ad ottenere una nomination all’Oscar (con il film “Pasqualino sette bellezze”)

Lina Wertmuller in una foto di Mark von Holden per Invision/AP 

Cultura in lutto per la morte di Lina Wertmuller. Prima donna ad ottenere una nomination  all’Oscar per il film “Pasqualino sette bellezze” (foto sa destra),  era nata a Roma il 14 agosto 1928La camera ardente sarà allestita in Campidoglio. Ed è stata la prima donna ad avere successo in tv ai tempi degli “sceneggiati” con la trionfale accoglienza del “Giornalino di Giamburrasca” (1964-65) e ha diviso con Iaia Fiastri il privilegio di avere avuto spazio nella premiata ditta Garinei&Giovannini. La notizia della sua morte è stata data dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che in un tweet la ricorda come “una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia“.

Nata a Roma nel 1928, il carattere deciso di chi non ha mai nascosto le sue idee, che fosse l’adesione al Partito Socialista o la rivendicazione dei diritti della donnanel mondo del cinema. “Ho sempre avuto un carattere forte fin da piccola“, raccontava di sé. “Sono stata addirittura cacciata da undici scuole e sul set ho sempre comandato io“. ”Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva“. E ci è riuscita, come testimonia la sua carriera contrassegnata dai successi che hanno ottenuto i suoi film.

Giorgio Gosetti  sul sito Ansa ricorda così la sua biografia: «A 17 anni si iscrive all’accademia teatrale di Pietro Sharoff, debutta come regista di burattini con la guida di Maria Signorelli, scrive per la radio e la televisione mettendo in mostra un estro surreale e comico che sarà la sua arma vincente, va a scuola di cinema da Fellini sui set di “La dolce vita” e “8 ½”, collabora alla prima Canzonissima della Rai e quando debutta nel lungometraggio con “I basilischi” nel 1963 gia’ vince la Vela d’oro del Festival di Locarno. L’anno dopo il sodalizio con Rita Pavone per “Il giornalino di Giamburrasca” ne fa d’un colpo una regista ricercata dai produttori. Nello stesso periodo incontra l’apprezzato scenografo teatrale Enrico Job con cui si sposera’ , dividera’ tutta la carriera artistica e adottera’ la figlia Maria Zulima. Il suo primo, grande successo nel 1972, “Mimi’ metallurgico ferito nell’onore”, in cui per la prima volta fa coppia artistica con il suo protagonista per eccellenza, Giancarlo Giannini. Il film ha un travolgente successo in sala e si guadagna l’invito al festival di Cannes.

La sua mania per i titoli di lunghezza fluviale diventa in fretta un marchio di fabbrica, così come i vistosi occhiali bianchi, la battuta sferzante, la simpatia contagiosa. “Film d’amore e d’anarchia“, “Tutto a posto e niente in ordine“, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto“, “Pasqualino settebellezze” segnano in modo assolutamente personale il cinema italiano degli anni ’70 e ogni volta mettono d’accordo critica e pubblico. Arriva un’accentuazione dei temi storici e politici che percorrono gli anni ’80 (da “La fine del mondo…“e “Fatto di sangue tra due uomini…” fino a “Notte d’estate…“).

Dall’inizio degli anni ’90 conosce un nuovo successo scommettendo su attori che plasma e trasforma secondo il suo gusto personale. Ecco allora il sodalizio con Sophia Loren per portare in tv un riuscito adattamento di “Sabato, domenica e lunedi‘ ” da Eduardo e quello con Paolo Villaggio per “Io speriamo che me la cavo” dal romanzo-verità di Marcello D’Orta. Ritorna due volte a fare coppia fissa con l’amica Loren, tenta l’affresco storico con “Ferdinando e Carolina“, rivisita i suoi personaggi tipici aggiornandoli con volti nuovi come Veronica Pivetti o Claudia Gerini. E’ sempre più attratta dalla cultura partenopea tanto da meritarsi la cittadinanza onoraria di Napoli e da debuttare al Teatro San Carlo con una felice regia della “Carmen” di Bizet. Si diverte anche in veste di doppiatrice per “Mulan” o come esponente dei “poteri forti” in “Benvenuto Presidente” di Riccardo Milani.

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