CINEMA/ L’emozione di Lina Wertmuller per la consegna dell’Oscar alla carriera

di ALESSANDRA MAGLIARO (servizio Ansa) Greta Gerwig, la regista che potrebbe avere secondo i rumors la nomination agli Oscar per Piccole Donne e la regista australiana Jane Campion: sono state loro, non a caso due donne, a consegnare al Ray Dolby Ballroom dell’Hollywood & Highland Center l’Oscar alla carriera a Lina Wertmuller nell’ambito dell’11/mo Governors Awards dell’Academy che premia anche David Lynch, Geena Davis e Wes Studi.

“E’ un’emozione fortissima”, ha ripetuto la 91enne regista italiana preparandosi alla cerimonia per la quale il protocollo dell’Academy, nonostante l’età, le ha richiesto anche le prove sul palco. Durante la consegna viene proiettato un omaggio che ripercorre la sua lunga filmografia, fatta di film dai titoli lunghissimi – un marchio di fabbrica – e opere graffianti, ironiche, mai standard, controcorrenti. Proprio come lei che nonostante l’età sembra sopraffatta, persino incredula, dall’affetto che la comunità del cinema di Los Angeles le sta tributando da giorni, in particolare dalle donne per cui il suo esempio, regista donna in un mondo maschile, è visto come “fonte di ispirazione”.

Glielo ha detto Jodie Foster al ricevimento in onore di Lina (che fu nel ’76 la prima donna candidata come regista) offerto da Marta De Laurentiis nella sua villa di Beverly Hills, presenti tra gli altri la Gerwig, Paolo Sorrentino, Alessandro Del Piero, Ted Sarandos, gran capo di Netflix. Glielo ha ripetuto Mira Sorvino, tra gli ospiti della serata organizzata da Pascal Vicedomini al Dolby Theatre in cui è stato proposto, mai visto in America, il primo film che l’allora 35enne assistente di Federico Fellini girò nel ’63 mostrando da subito il suo talento non convenzionale, I basilischi, ancora oggi godibile e persino divertente ritratto della gioventù tediata e immobile di un gruppo di giovani di Matera. Il caso vuole che uno dei protagonisti di quel film, insieme al prematuramente scomparso Stefano Satta Flores, sia stato un allora molto giovane Antonio Petruzzi, poi diventato imprenditore e presidente dell’Istituto Capri nel mondo Antonio Petruzzi, presente all’evento. C’erano anche Pietro Scalia, lo sceneggiatore di Green Book Nick Vallelonga, Mark Canton, Andrea Iervolino, la produttrice di Quentin Tarantino Shannon Mcintosh.
“Mia madre è una persona umile – ha detto Maria Zulima, detta Maci, la figlia di Lina – tutta quest’accoglienza la emoziona”.
Valerio Ruiz, che ha girato qualche anno fa su di lei un documentario “Dietro gli occhiali bianchi“, che in parte viene proiettato alla cerimonia degli Oscar, dice che anche la biografia, uscita per Mondadori nel 2012, è stata aggiornata “alla luce dei tanti premi e impegni di questi ultimi anni. Lina è instancabile – dice all’ANSA Ruiz, da anni suo fedele collaboratore – il lavoro è tanto per me, ci continua a ripetere. Dal 2012 c’è stata un’opera lirica, una pièce a teatro, ha girato il documentario Rai su Gioacchino Rossini e a Natale tornerà in teatro, all’Eliseo, per Tutte le feste con A che servono gli uomini?, una commedia musicale scritta da Iaia Fiastri, con Nancy Brilli protagonista e le musiche originali di Giorgio Gaber“.

Nella foto in alto: Lina Wertmuller a Los Angeles dopo la premiere Usa dei Basilischi. Accanto a lei la figlia Maria Zulima e uno dei protagonisti del film, Antonio Petruzzi, oggi imprenditore e presidente dell’Istituto Capri nel mondo.

Commenta per primo

Lascia un commento