Annuncio a sorpresa dell’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, promotore della Brexit: ha deciso di non entrare in lizza per la successione a David Cameron alla testa dei conservatori del Regno Unito. “Non mi candido alla leadership dei Tory”, ha detto Boris Johnson in conferenza stampa senza dare ulteriori spiegazioni. “Dopo essermi consultato con i miei colleghi e considerate le circostanze in Parlamento sono arrivato alla conclusione che il nuovo leader non posso essere io”. Queste le parole usate per annunciare il ritiro, dopo aver parlato per una ventina di minuti durante i quali ha delineato quello che “dovrebbe essere il programma del nuovo leader”.
Ora alla candidatura alla carica ricoperta da David Cameron (di leader dei conservatori e di premier), competeranno il ministro della Giustizia, Michael Gove, e il ministro dell’Interno Theresa May, che appare la vera favorita, e che aveva sostenuto il no alla Brexit.
La May ha detto che se dovesse vincere non convocherà elezioni politiche fino al 2020 ed ha ribadito che “Brexit significa Brexit”, senza ripensamenti, ma che andranno difesi gli accordi commerciali britannici nel mercato unico. Si é detta inoltre “la persona migliore per fare il premier della Gran Bretagna” ed ha affermato che, se sarà eletta, la Gran Bretagna “potrebbe” attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per formalizzare il divorzio dall’Ue “entro la fine del 2016”.
Intanto la Commissione Ue ha ribadito che l’articolo 50 del trattato è l’unico modo per avviare il processo di uscita della Gran Bretagna dall’UE e solamente il governo britannico può notificarlo. Lo ha ribadito il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, replicando a chi chiede se ci sia modo per spingere il nuovo governo britannico, che si insedierà a settembre, a compiere il passo formale che avvia la procedura.
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