di NUCCIO FAVA – Non ci sono precedenti, nello svolgimento delle tante crisi, paragonabili a quanto accaduto oggi al Senato e alle prese di posizione, specie da parte di Giuseppe Conte, specchio della insostenibilità di una situazione . All’atteggiamento dei 5stelle (che comunque non avrebbe – a norma di regolamento – incrinato la stabilità del governo) si è aggrappato Draghi per ribadire l’apertura ufficiale di una crisi con annesse sue dimissioni, che obbediscono ad una strategia e ad un fine che vanno spiegati con chiarezza agli italiani. Invece il presidente del Consiglio continua a motivarla come un gioco distruttivo dei Cinquestelle destinato – a suo giudizio – a scompaginare e mettere in crisi un equilibrio del governo di sostanziale unità nazionale, composto da forze differenti e con storie e caratteristiche diverse, tenute insieme dal mandato estremo del presidente della Repubblica (che però ha respinto le sue dimissioni!).
Draghi – fa notare – non ha risparmiato energie e pazienza nel corrispondere anche alle esigenze ed ai problemi di volta in volta posti da questa o quella forza della maggioranza ricordando sempre la gravità della situazione e la necessità di contribuire ad un ruolo attivo dell’Europa e di collegamento alle difficoltà ed angustie legati alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Temi sui quali non sono mancati dissensi anche strumentali da parte di partiti della maggioranza e in particolare dallo stesso leader pentastellato Giuseppe Conte (ma non soltanto).
Eppure il delicato equilibrio avrebbe potuto e dovuto proseguire, specie nel momento in cui il presidente del Consiglio era riuscito ad avviare la fase di concertazione con le forze sociali e l’accrescimento non solo di un metodo importante riassunto nella formula “di patto sociale” per rendere esplicito un rinnovato coinvolgimento di tutte le energie indispensabili per affrontare ed attraversare l’enormità delle questioni aperte. La crisi di governo tra l’altro interrompe questo processo e rischia di lasciare allo sbando un paese smarrito, senza guida e ulteriormente sfiduciato nei confronti della politica e della sua incapacità ad affrontare le grandi sfide del presente e del futuro.
Sotto questo profilo il dibattito al Senato è stato una occasione sprecata e certo del tutto controproducente rispetto al tentativo di stemperare almeno i toni e di apprezzare il percorso e le scelte che il presidente Draghi stava svolgendo in Italia ed in Europa. Con coerenza Draghi ha invece scelto la linea della sobrietà e del rigore, sconcertato anche dalla scelta dei ministri a 5 stelle, che si sono astenuti dal partecipare alla votazione su una norma che comportava automaticamente la fiducia al governo di cui fanno parte. Draghi invece non ha tergiversato e si è recato al Quirinale subito dopo aver dichiarato, nell’ultima riunione del Consiglio dei ministri, che a suo giudizio “non ci sono più le condizioni per proseguire” ed è andato al Quirinale a dimettersi. Ciascuno potrà trarne il giudizio che crede: di consenso o di dissenso.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttoe del Tg1 e del Tg2
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