“Non ho mai autorizzato nessun altro ministro ad effettuare ricognizioni con i vertici delle banche e degli organi di vigilanza sulle banche perché nessuno mi ha mai chiesto autorizzazioni“. Con questa chiarissima affermazione il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in audizione davanti alla Commissione di inchiesta sulle banche, ha risposto alla domanda del senatore Augello relativa agli incontri, definiti dallo stesso senatore “ricognizioni”, che alcuni ministri hanno avuto con i vertici degli organi di vigilanza e delle banche per avere informazioni o dare suggerimenti sugli istituti in crisi, come Banca Etruria, di cui il padre del ministro (poi sottosegretaria alla presidenza del Consiglio) Maria Elena Boschi era vice presidente.
Con questa dichiarazione Padoan ha, di fatto, tagliato l’erba sotto i piedi alle giustificazioni addotte dalla Boschi per spiegare il suo interessamento ai problemi delle banche e respingere le accuse di conflitto di interessi mossi da una parte dell’opposizione nei suoi riguardi.
Padoan ha poi affrontato la questione della vigilanza sul sistema bancario: “Il mio giudizio è che le autorità di vigilanza hanno dovuto affrontare una fase di transizione e il processo è ancora in corso” e che a fronte della “sostanziale capacità e gestione del sistema”, in un contesto “difficile”, “non si possono escludere casi in cui, al netto di queste modifiche istituzionali, ci sono state responsabilità importanti a livello di singoli istituti“. E ha aggiunto: “Ci sono stati specifici casi in cui la Vigilanza poteva fare meglio, pur se in un contesto di fragilità dell’economia e di cambiamento del sistema”. “Ci sono casi sotto gli occhi tutti – ha proseguito – per esempio nelle banche venete, dove i fenomeni non sono spiegabili solo con la gravità della crisi e il cambiamento delle regole”. “Lungi da me dire che sia andato tutto bene – ha aggiunto – ma in un quadro difficile e in movimento abbiamo fatto tutti gli sforzi possibili per trovare una soluzione che potesse minimizzare i costi di gestione delle crisi”.
“Questo rischio avrebbe comportato in primo luogo l’impossibilità di trovare terzi acquirenti per le banche ricapitalizzate dal Fondo. Infatti – ha detto ancora – l’estrema incertezza sulla tenuta giuridica dell’operazione e sulle ricadute economiche per l’acquirente avrebbe ovviamente disincentivato qualsiasi offerta. Inoltre, dal punto di vista patrimoniale, la ricapitalizzazione delle banche da parte del Fondo sarebbe stata completamente neutralizzata dalla necessità, per le stesse banche, di effettuare un accantonamento di tipo contabile a fronte delle future azioni della Commissione”, ha detto ancora.
“L’industria bancaria si deve fare più leader di se stessa e avere maggior coraggio. Altrimenti – spiega Padoan – avremo il pericolo di essere sempre ripresi dall’Europa, con problemi come l’addendum che si potrebbero ripresentare” perché le autorità europee “hanno la voglia di aggredire il problema in modo più attivo”.
BANCA ETRURIA– La proposta di commissariare Banca Etruria “è arrivata dalla Banca d’Italia – ha spiegato Padoan -. Il nostro contributo è stato recepire e condividere questa esigenza di commissariamento”. Il fatto che abbia deciso Palazzo Koch, ha però precisato, “non è una questione di mancanza di autonomia del governo. Noi abbiamo concordato il commissariamento, non abbiamo fatto da passacarte”, ha aggiunto.
“Ho incontrato Ghizzoni (ad di Unicredit) moltissime volte, abbiamo parlato di tante cose ma mai della situazione di Banca Etruria“, ha poi affermato Padoan, rispondendo a una domanda dell’onorevole Sibilia (M5s). Padoan ha anche affermato di “non aver mai incontrato” né Vincenzo Consoli, ex ad di Veneto Banca e Pierluigi Boschi, ex vicepresidente di Banca Etruria. Con Ghizzoni, ha spiegato Padoan, “abbiamo parlato di tante cose, degli scenari globali e delle difficoltà che stava vivendo il sistema bancario italiano”.
Gli incontri avuti tra l’allora ministro Boschi e i vertici di Consob “li ho appresi dalla stampa”, ha poi aggiunto Padoan. Alla domanda se avesse autorizzato la collega, Padoan ha ribadito: “Non ho mai autorizzato nessuno a parlare con qualcuno né ho richiesto che qualcuno venisse a riferire a me”.
BANKITALIA – La decisione di confermare Ignazio Visco alla guida di Bankitalia “è stata per dare una continuità istituzionale – ha sostenuto Padoan – Si è voluto dare un segnale di stabilità ai mercati, pur riconoscendo specifici casi in cui la Vigilanza poteva fare meglio in un contesto di fragilità dell’economia e di cambiamento del sistema”.
MONTEPASCHI – In seguito ai due tentativi di aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena “è stato necessario un momento di discontinuità”, ha spiegato il ministro dell’Economia, rispondendo all’avvicendamento tra Fabrizio Viola e Marco Morelli alla guida di Monte dei Paschi di Siena. “Fu concordato con Viola un passo indietro, per dare più slancio alla nuova iniziativa”, ha aggiunto Padoan.
CONTI PUBBLICI – “Sono molto perplesso sui sistemi di ristrutturazione automatica del debito di un Paese – ha spiegato Padoan – Sono molto perplesso perché per esperienza questi meccanismi non riducono i rischi ma li aumentano e possono sfuggire di mano”. “Ci sono progressi – ha detto – sul fronte della riduzione del debito pubblico e anche sul fronte dei crediti deteriorati. Su questi ultimi serve maggiore proattività per dare il segno che si stia facendo qualcosa”, ha aggiunto.
RECESSIONE – Il problema del sistema bancario italiano non è “stato generato solo dalla crisi, ma anche dalla lunga recessione di 6 anni” e “in questo quadro di deterioramento, le difficoltà delle famiglie si sono ripercosse sulle banche, aumentando un progressivo aumento dei crediti deteriorati fino a livelli anomali”, ha spiegato il ministro dell’Economia, ricordando come, nel corso “dei 6 anni di recessione, la caduta complessiva del Pil è stata di poco inferiore al 10%”.
SISTEMA DEPOSITI – “Occorre completare l’Unione bancaria” con un “sistema di garanzia dei depositi, e il common backstop pubblico per il Fondo di risoluzione unico”, ha spiegato Padoan. “Da parte nostra – ha aggiunto – dovremo mantenere l’impegno a ridurre i rischi nel nostro settore bancario, a cominciare dai crediti deteriorati, portando avanti con coerenza l’ambizioso piano concordato in Ecofin lo scorso giugno”.
FLESSIBILITA’ – “La flessibilità individuata nelle norme europee – ha proseguito il ministro dell’Economia – va preservata, perché apre una sorta di fase transitoria di fatto che può essere sfruttata per completare l’Unione bancaria, rimediando ad alcune lacune che sono già emerse, in parte connesse anche alla mancata previsione di una fase transitoria di diritto”. Questa flessibilità, ha continuato Padoan, “viene oggi messa in discussione da alcuni, in Europa, proprio a seguito degli interventi effettuati in Italia. Si chiede ad esempio di rivedere i criteri di accesso alla ricapitalizzazione precauzionale”. Altre proposte, ha aggiunto, “chiedono di aggiornare la Comunicazione della Commissione sul settore bancario, per renderla più stringente nei casi in cui si effettui una liquidazione, prevedendo anche in questo caso l’applicazione del bail-in”.
VIGILANZA – Gli ostacoli alla vigilanza della Banca d’Italia “ci possono essere stati” in più casi, ma sono emersi con più evidenza “nelle vicende delle due banche venete”. E’ quanto ha ribadito il ministro dell’Economia, rispondendo a un’altra domanda, questa volta posta dal membro della Commissione di inchiesta sulle banche Enrico Zanetti, sul ruolo della Vigilanza di Palazzo Koch nelle vicende degli istituti in crisi. (fonte: AdnKronos)
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