di STEFANO CLERICI – La Francia lo ha fatto, ora perché non dovrebbe farlo anche l’Italia? Che cosa? Ma è chiaro: un governo di grande ammucchiata, un po-pourri. Certo, oltralpe vige il presidenzialismo e da noi no, ma osservate con attenzione le analogie dell’attuale situazione. Emmanuel Macron s’è sfilato dai socialisti (era stato uno dei sostenitori di Hollande, nonché poi ministro nel governo Valls) e ha fondato dal nulla un nuovo partito – En Marche! con le sue iniziali – che in un batter d’occhio lo ha condotto all’Eliseo. Matteo Renzi ha fatto un’operazione apparentemente diversa ma in realtà molto simile: ha svuotato il Pd della sua anima, ne ha salvato solo l’involucro ma per riempirlo essenzialmente di se stesso e dei suoi cloni. Dunque, un altro partito: non più il Pd ma il PdR (forse sarebbe meglio chiamarlo Mdr, movimento di Renzi, con le sue iniziali)
Emmanuel Macron ha appena varato un governo in cui ci ha infilato dentro di tutto: destra, sinistra e centro. A guidarlo c’è il conservatore Edouard Philippe. Poi, si va dai socialisti Collomb e Le Drian (agli Interni e agli Esteri) all’ex ministro di Sarkozy Bruno Le Maire (economia) con il giovane dirigente della destra Gérald Darmanin (Finanze), fino ai centristi François Bayrou (Giustizia) e Marielle de Sarnez (Affari europei). Con il giusto contorno di elementi, come s’usa dire, della società civile. Tipo il popolare attivista Nicolas Hulot, (Ambiente) o la famosa ematologa Agnés Buzyn (Sanità).
In Francia, la “santa alleanza” s’è fatta per contrastare l’avanzata della xenofoba e antieuropeista Marine Le Pen ed è stata possibile grazie al sistema elettorale che prevede il ballottaggio che ti costringe a votare anche turandoti il naso. In Italia, la “santa alleanza” (che ha avuto come origine l’infausto patto del Nazareno e la demonizzazione di sinistra e sindacati) si farà per arginare il Movimento Cinque Stelle, anche – anzi a maggior ragione – perché non ci sarà ballottaggio.
E’ inutile girarci attorno: è questa la fine che ci aspetta. Non credo che esista una sola persona di buon senso disposta a scommettere un euro che da qui alla fine naturale della legislatura ci sia la possibilità di varare una legge elettorale condivisa in grado di assicurare, a spoglio ultimato, un vero, solo, unico vincitore. La bocciatura dell’Italicum da parte della Consulta e il successivo referendum di dicembre ci consegnano un proporzionale (quasi) puro. Il che non è detto sia un disastro in un sistema politico come il nostro che pare ormai saldamente tripolare.
Ma ci costringe a una inevitabile ammucchiata, un voto a turarsi il naso, un futuro governo dove – come ha fatto in Francia Macron – si cancellano i valori fondamentali di destra e sinistra, seppelliti in soffitta sotto la polvere come inutili cianfrusaglie, e si affida il futuro dei giovani (sempre che non s’incazzino di brutto) a una nuova mostruosa creatura che tanto ricorda la Balena Bianca.
E di questo dovremo ringraziare Matteo Renzi, il Micron (sì, con la i) italiano che è stato capace di riportare indietro di trenta o quarant’anni le lancette della nostra storia. Altro che rottamazione, questa è una restaurazione peggiore di quella che fecero i potenti della Terra dopo la caduta di Napoleone.
Personalmente, non riesco a rassegnarmi, non considero i valori della sinistra una cianfrusaglia da seppellire in soffitta, continuo a vedere la destra come un avversario e continuo a sperare che possa rinascere una casa comune di tutti coloro che non vogliono morire democristiani (o renziani, che poi è la stessa cosa). E se ciò non accadesse, non credo che il giorno del voto mi turerò il naso. Anzi, lo aprirò bene e respirerò a pieni polmoni aria pulita. Al mare, in campagna o in montagna.
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