Conte ha illustrato in una conferenza stampa le nuove scadenze della “fase due” per l’uscita dall’emergenza a partire da lunedì, pronti ad eventuali correttivi

Stasera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una conferenza stampa da Palazzo Chigi, trasmessa in diretta dalle principali reti televisive,  ha dato dettagliatamente notizia del nuovo decreto che fissa i criteri del secondo step della fase 2 per l’uscita dell’Italia dall’emergenza coronavirus. E lo ha fatto senza nascondere i rischi a cui si potrebbe andare incontro, ma in pieno accordo con le Regioni e con i sindaci. Precisando: “Stiamo affrontando un rischio calcolato nella consapevolezza che la curva epidemiologica potrebbe tornare a salire e in tal caso si provvederà caso per caso, fermi restando i nostri principi, che rimangono sempre gli stessi: prima di tutto la tutela della vita e della salute dei cittadini, che non sono negoziabili. Ma li dobbiamo declinare diversamente in questa fase, altrimenti non potremmo ripartire. Dovremmo aspettare la scoperta e la commercializzazione del vaccino, ma non ce lo possiamo permettere”.

“Affrontiamo questa fase 2 con la voglia di ricominciare ma con prudenza. I dati incoraggianti ci confermano che gli sforzi collettivi fin qui fatti hanno prodotto i risultati attesi. E’ sceso il numero dei contagiati, dei malati e dei decessi, ed è aumentato il numero dei guariti. Abbiamo potenziato le strutture ospedaliere con nuovi posti di terapia intensiva e sub intensiva, abbiamo aumentato controlli con tamponi e test e stiamo per sperimentare la app ‘Immuni’. Siamo nella condizione di affrontare questa fase con fiducia ma anche senso di responsabilità”, ha sottolineato.
“Non sarà meno importante della fase 1 il dialogo con Regioni ed Enti locali, che dovranno anche loro assumersi le responsabilità”. Per quanto riguarda concretamente ciò che attende il Paese, Conte sottolinea che dal 18 maggio “riprende la vita sociale e riprendono gli incontri con gli amici’‘, ma raccomanda ”di portare sempre la mascherina, di metterla sempre al chiuso ma anche all’aperto se non c’è possibilità di rispettare le distanze”. Resterà “il divieto di assembramenti e distanza di un metro”.

Inoltre ha ribadito che avremo “un piano nazionale di monitoraggio per tenere sotto controllo la curva epidemiologica” con “comunicazioni quotidiane dalle regioni” e questo consentirà di poter intervenire “se necessario, con misure specifiche in luoghi circoscritti”.

Alle domande dei giornalisti  Conte ha replicato: “Se leggiamo i giornali, vediamo dei tentativi di dare qualche spallata al governo. Ma al di là del chiacchiericcio dei partiti, dobbiamo concentrarci sugli obiettivi che abbiamo davanti. Dobbiamo progettare la ripresa a pieno regime del Paese. Non possiamo lasciarci distrarre da polemiche”.

Poi ha precisato, per quanto riguarda i comportamenti: “Siamo in una situazione di distanziamento ma con il decreto del presidente del Consiglio cercheremo di assicurare manifestazioni statiche con regole di distanziamento”.  E alla domanda di un giornalista sugli annunci delle opposizioni di una manifestazione il 2 giugno contro il governo, ha replicato serenamente: “Se le opposizioni intendono manifestare sono liberissime, non mi permetto di sindacare le loro scelte”.

E ha risposto anche a una domanda di esprimere un giudizio sull’operato del commissario Domenico Arcuri. “Prima di valutarne l’operato – ha replicato –  la inviterei a porsi nelle sue condizioni. A ripercorrere il lavoro che ha dovuto fare fin dall’inizio quando in tutto il mondo si è scatenata una pandemia ed era pressoché impossibile procacciarsi una partita di mascherine…Quello che ha fatto Arcuri è chiaro e trasparente. E’ stato un impegno faticoso, non sottovaluterei la qualità del suo operato”.

Ha dichiarato apprezzamento anche per i rapporti con i presidenti delle Regioni, specificando: ”Non c’è nessuno scarico di responsabilità, non si gioca in una fase di emergenza. Passata l’emergenza, dobbiamo riflettere, andare ad un confronto sereno con tutte le forze politiche per valutare se e come si può migliorare qualcosa nei rapporti tra governo centrale e governi regionali”.

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