Migliaia di persone hanno affollato Minneapolis per la prima commemorazione funebre pubblica dell’afroamericano George Floyd di 46 anni che ha sollevato un’ondata di proteste in tutto il Paese per essere stato soffocato brutalmente a terra da quattro agenti bianchi mentre rantolava “non riesco a respirare” durante un arresto per il presunto spaccio di una banconota falsa da 20 dollari. “Ho visto molti americani di razze ed età differenti marciare insieme e alzare la loro voce insieme, siamo ad un punto di svolta”, ha detto il reverendo newyorchese Al Sharpton, noto leader nella lotta per i diritti civili, poco prima di ricordare la vittima in un discorso emozionante nel grande santuario della North Central University, presenti i famigliari e il loro avvocato.
Poi familiari, amici, concittadini e manifestanti hanno reso omaggio alla salma di George Floyd nel santuario della North Central University di Minneapolis, mentre musicisti e cantanti eseguivano brani spiritual, alternati ai ricordi di chi lo conosceva. Sullo sfondo un grande ritratto della vittima. All’interno ammesse solo cinquecento persone, a causa delle restrizioni per la pandemia di coronavirus.
La cerimonia si è svolta all’indomani della svolta nelle indagini, con la Procura che ha aggravato l’imputazione per l’ex agente Derek Chauvin da omicidio colposo a omicidio volontario e ordinato l’arresto dei suoi tre colleghi accusandoli di complicità, come chiedevano la famiglia e i manifestanti che hanno infiammato l’America. E che adesso, nonostante i 10 mila arresti eseguiti finora, continuano a scendere in piazza più pacificamente per chiedere riforme contro le iniquità razziali e gli abusi delle forze dell’ordine, mentre il Senato si appresta a votare l’abolizione della stretta al collo e la Virginia a rimuovere la statua del generale sudista Robert E. Lee. Per i quattro ex agenti accusati dell’uccisione è stata fissata una cauzione da un milione di dollari. Lo ha stabilito un giudice, prevedendo una somma più bassa (750 mila dollari) solo a certe condizioni, tra cui non lavorare più nelle forze dell’ordine e non avere alcun contatto con la famiglia della vittima.
Dall’autopsia intanto è emerso che Floyd era positivo al coronavirus ma asintomatico: per crudele ironia della sorte, è sopravvissuto alla pandemia ma non è sfuggito alla brutalità della polizia.
“Non è stato il coronavirus ad uccidere George Floyd ma la pandemia di razzismo e discriminazione”, ha detto Benjamin Crump, uno degli avvocati dalla famiglia, ricordando la figura della vittima nella commemorazione a Minneapolis, trasmessa in diretta da tutte le principali tv americane, dalla Cnn a Fox News. Una testimonianza di quanto la tragedia abbia assunto una dimensione nazionale dopo le proteste che ancor oggi attraversano il Paese.
La speaker della Camera Usa Nancy Peloisi, terza carica dello stato, ha scritto una lettera al presidente Trump esprimendo preoccupazione per quella che considera una “eccessiva militarizzazione” della capitale federale Washington. Pelosi parla anche di una “mancanza di chiarezza che potrebbe aumentare il caos”, chiedendo un elenco di tutte le agenzie federali coinvolte nel fronteggiare le proteste e chiedendo spiegazioni “sul ruolo e le responsabilità dei soldati e degli agenti delle forze dell’ordine federali che stanno operando nella città”.
Intanto non si placano le proteste anti-razziste che dal giorno della morte di George Floyd stanno attraversando gli Stati Uniti.
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