di RAFFAELE CICCARELLI*/ Da sempre si dice che l’Africa è la culla dell’umanità, che il genere umano ha avuto origine proprio qui, nel continente forse più bistrattato, i cui popoli erano, e sono, i più vessati e discriminati., quasi come una nemesi storica. Eppure è qui che bisogna tornare se si vogliono rivivere dimenticate emozioni fanciullesche che lo sport in primis dovrebbe regalare e che abbiamo dimenticato, oppressi dalla sfrenata corsa al business dilagante che travolge tutto.
L’edizione del 2017. La Coppa d’Africa che ha preso il via in Gabon racconterà tutto un mondo di cui noi abbiamo perso memoria: squadre che arrivano allo stadio cantando, tifosi che ballano per tutto il tempo, colori, balli e quel pieno di entusiasmo ed ingenuità che ormai mancano nel nostro calcio esasperato, e che ritroviamo intatti qui, pur nei mille problemi che attanagliano quei popoli. Certo, tecnicamente e tatticamente ci sarà approssimazione, e questo è un po’ un paradosso, considerando che la maggior parte dei protagonisti in campo militano nei migliori campionati europei. Ma è come se dimenticassero tutto nel momento che tornano alle loro nazionali, alle loro origini, quasi che l’atmosfera che li pervade li riporti in quell’altro mondo, dove ancora la gioia del gioco prevale sulla logica della vittoria. La quale ultima, ovviamente, sarà comunque ricercata, anche per soddisfare l’ancestrale voglia tribale di prevalere l’uno sull’altro.
Giovani promesse africane. Ci sarà, infine, la curiosità di scovare qualche nuovo talento oltre quelli “nostrani”, perché il calciatore africano resta pur sempre superiore per doti atletiche (altra nemesi storica…), rispetto allo sportivo medio che nasce alle nostre latitudini. Alla fine di tutto questo, se poi vincerà il Gabon padrone di casa , o se ci sarà il ritorno di una delle nazionali classiche come la Costa d’Avorio campione uscente, o Algeria, Egitto, Ghana, Marocco, o se, meglio ancora, ad alzare il trofeo sarà un’impronosticata sorpresa, interessa poco. Quello che conta veramente sono i suoni, i colori, la passione e le emozioni che il calcio africano ancora riesce a trasmettere e che si erge a monito delle grandi nazioni mondiali, dove il pallone è diventato solo un business.
*Storico dello sport
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