di FABIO CAMILLACCI/ Dopo l’emergenza sanitaria da coronavirus, il calcio ha assegnato il primo trofeo di questa stagione 2019-2020. La Coppa Italia va al Napoli che supera ai rigori la Juventus nella finalissima dell’Olimpico. Un successo alla lotteria dei tiri dal dischetto, ma, un successo meritato sul campo quello dei partenopei di un ottimo Rino Gattuso: 4-2 dopo che gli orribili 90 minuti regolamentari si erano chiusi sullo 0-0. E così, dall’inizio della ripartenza del calcio, in tre partite giocate, abbiamo visto tre pareggi: di cui due a reti bianche. Un’autentica tristezza tecnica aggravata dagli spalti vuoti e dalla telecronaca Rai, moscia come sempre.
La partita. La Juventus, come venerdi scorso contro il Milan, dura un quarto d’ora, poi black-out. Nel primo tempo Cristiano Ronaldo da ottima posizione costringe Meret a una parata da spiaggia con un piattone destro non proprio irresistibile. A seguire, Insigne spizza il palo su punizione e Buffon chiude su Demme da due passi. Nella ripresa, più Napoli che Juve e all’ultimo respiro, in pieno recupero, miracolo del 42enne Buffon su colpo di testa ravvicinato di Maksimovic e clamoroso palo a porta vuota colpito da Elmas. Tutto il resto è noia: verdetto rimandato ai rigori.
Dal dischetto. Meret para il tiro di Dybala, Insigne è freddissimo, Danilo spara in Curva Sud, Politano segna, Bonucci insacca di rabbia, Maksimovic-gol con tiro centrale e potente, Ramsey spiazza il portiere dei partenopei, ma alla fine è Milik a far esplodere il Napoli e Napoli. Festa grande in città con caroselli di auto, canti, cori, vessilli azzurri al vento, baci e abbracci in barba al distanziamento sociale anti-Covid. Le mascherine? Illustri sconosciute. Nella notte, tutti alla Stazione Centrale ad accogliere e festeggiare la squadra di ritorno dalla Capitale.
Festa grande anche all’Olimpico con le contraddizioni delle norme di salvaguardia dal coronavirus. Un’autentica presa in giro. Che senso ha far entrare in campo le squadre separate, far indossare le mascherine a chi è a bordocampo, se poi al momento della consegna della Coppa succede di tutto tra calciatori, staff e dirigenti napoletani? Inoltre, prima i calciatori avrebbero dovuto prendere in maniera self-service le medaglie, poi sono stati Agnelli e De Laurentiis (senza mascherina) a consegnare di persona i riconoscimenti con tanto di strette di mano. Mah.
Il capolavoro di Ringhio. Senza dubbio è Gattuso il grande protagonista di questo trionfo che regala al Napoli la terza Coppa Italia dell’era De Laurentiis dopo quelle del 2012 e del 2014. L’ex allenatore del Milan ha ereditato da Ancelotti una squadra allo sbando e in guerra con la dirigenza; nonostante tutto, è stato capace di ricompattare il gruppo, di dargli “anema e core”.
Le magie di Rino. Il buon Gattuso ha rigenerato tanti calciatori, a partire da Mertens che proprio nel giorno della finale di Coppa Italia ha ufficializzato il rinnovo di contratto per altri due anni. Di conseguenza, per il Napoli: rimonta in campionato, bella figura contro il Barcellona al San Paolo per l’andata degli ottavi di Champions (1-1, ad agosto il ritorno al Camp Nou) e una bella Coppa in bacheca. Importante anche il recupero di Maksimovic in difesa, il serbo è tornato ai livelli di quando giocava nel Torino.
Vecchia Signora svuotata. La Juventus del “perdente di successo” Maurizio Sarri si conferma una squadra senz’anima, niente birra nelle gambe e niente idee. Oltretutto, molti dei suoi campioni sono irriconoscibili, su tutti, proprio lui: CR7. Ma anche Dybala, Douglas Costa e Pjanic, solo per citarne alcuni, hanno le gomme sgonfie. Finora, due finali perse su due; dopo quella di Supercoppa italiana contro la Lazio, il disastro odierno. Andando avanti di questo passo Madama rischia il fallimento totale.
La colpa però non è di Sarri, bensì di chi lo ha fortemente voluto sulla panchina bianconera: Nedved e Paratici. A parte la mancanza di stile che non si addice di certo alla storia juventina (parolacce in conferenza stampa, tuta e mozzicone di sigaretta in bocca), a un allenatore come Sarri non puoi affidare una collezione di ottimi calciatori, ma, devi costruirgli una squadra su misura se vuoi vincere qualcosa. E questa Juventus non solo non è costruita su misura per Sarri ma è stata anche allestita male durante il mercato della scorsa estate; nè è stata migliorata nella sessione invernale. Intanto, “Canta Napoli”!
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