CORONAVIRUS/ AGGIORNAMENTO del 9 febbraio/ L’indice di contagio scende al livello del 3,8% di nuovi malati rispetto ai tamponi. 422 i morti. Ancora polemiche tra alcune Regioni e il governo centrale sui vaccini

Secondo i dati forniti oggi 9 febbraio dal ministero della Salute, nelle ultime 24 ore sono stati 10.630 i nuovi contagiati  dal coronavirus contro i 7.970 di ieri,  ma poiché i test di ieri (tra tamponi molecolari e antigenici) erano stati 144.270 e quelli oggi sono stati 274.263, in realtà l’indice di contagiosità è sceso da 5,5% al 3,8%. Invece le persone decedute nelle ultime 24 ore sono state 422 contro le 307 di ieri.   Insomma la lotta al virtus continua ad essere dura, ma con risultati che inducono ad un cauto ottimismo, soprattutto se la campagna vaccinale programmata dal governo Conte non sarà ostacolata dai soliti, inguaribili, contrasti che derivano dal comportamento ostile di molte Regioni, i cui presidenti tentano di contrapporsi alle scelte compiute dal governo centrale sulla base delle indicazioni che vengono dagli esperti del Comitato tecnico-scientifico e dagli accordi con la  Commissione Europea, siglato dai ministri dei paesi aderenti”.

VACCINI E CONTRASTI DI ALCUNE REGIONI CON IL GOVERNO CENTRALE – Il piano nazionale prevede che sono 6 le categorie che verranno vaccinate prioritariamente nella seconda fase della campagna vaccinale anti-Covid. La prima sarà quella dei soggetti “estremamente vulnerabili” per particolari patologie, indipendentemente dall’età. Lo prevede l’aggiornamento del piano nazionale vaccinazioni per SarsCov2. I soggetti ‘estremamente vulnerabili’ sono quelli con patologie valutate come “particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19”. Si tratta di soggetti con malattie respiratorie, cardiocircolatorie, condizioni neurologiche e disabilità, diabete ed endocrinopatie severe, fibrosi cistica, patologia renale, malattie autoimmuni, malattie epatiche e cerebrovascolari, patologia oncologica, sindrome di Down, trapianto di organo solido, grave obesità. Lo prevede l’aggiornamento del Piano vaccinazione anti-Covid, in base al quale seguono le persone tra 75 e 79 anni; tra 70 e 74 anni; persone con particolare rischio clinico dai 16 ai 69 anni; persone tra 55 e 69 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico; persone tra 18 e 54 anni senza aumentato rischio clinico. Alle prime 5 categorie andranno i vaccini a mRna, alla sesta quello AstraZeneca.

Il presidente e Amministratore delegato di Irbm, Piero Di Lorenzo, nel corso della trasmissione Porta a Porta in merito alla volontà di alcuni presidenti di Regione di acquistare i vaccini sul mercato ha risposto:  “Che io sappia, per il vaccino di AstraZeneca questo problema non è all’ordine del giorno”.

Tra le fasce prioritarie nella fase 2 di vaccinazioni anti-Covid, l’aggiornamento del Piano vaccinale prevede pure gli over-70 (categorie 2 e 3) e ciò in virtù del più alto tasso di letalità associato a Covid-19. Queste categorie di priorità, si legge, “vengono definite sulla base del criterio anagrafico in quanto questa variabile assume un ruolo preponderante nella valutazione dei fattori di rischio di mortalità associata a Covid-19”. Infatti, in questa fascia di età “il tasso di letalità di coloro che vengono a essere infettati risulta pari al 10%”.

Nell’aggiornamento del Piano nazionale vaccinazioni per SarsCov2 – che l ‘Ansa ha potuto visionare – si indicano le priorità per la seconda fase della campagna anche in ragione dei vaccini disponibili. Il documento di aggiornamento delle categorie e dell’ordine di priorità per la vaccinazione (‘Priorità per l’attuazione della seconda fase del piano nazionale vaccini covid-19’) è stato elaborato dal ministero della Salute in collaborazione con Aifa, Iss e Agenas, tenendo conto della riduzione dei vaccini disponibili nella prima fase della campagna di immunizzazione. Il documento è stato oggetto di confronto con il Comitato nazionale di bioetica. Verrà ora discusso in Conferenza Stato-Regioni.

Il piano vaccini “ha valenza nazionale” e dunque “ogni atto delle singole Regioni diretto a intervenire sulla materia può essere valutato dal ministro della Salute in ragione della necessità di azioni coordinate ed omogenee su tutto il territorio nazionale”: lo scrive il capo di gabinetto del ministero della Salute in una lettera inviata al Cts in merito al piano della Lombardia, sottolineando la necessità di un “raccordo” tra le iniziative delle Regioni con le prescrizioni nazionali. Da parte del ministero ci sarà comunque un esame “rapido e costruttivo” del piano, “purché in linea con le indicazioni del piano nazionale”.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome  in un documento muove una serie di rilievi rispetto ai target da vaccinare, sostenendo che  l’integrazione del Piano vaccini anti-covid proposta dal Ministero della Salute presenta “alcune criticità” e risulta “in questa fase di difficile applicazione per la carenza delle dosi di vaccino disponibili e per l’ indeterminatezza di alcune indicazioni”. Pertanto suggerisce la possibilità di usare il vaccino Astrazeneca anche per gli over 55 senza patologie e di verificare la disponibilità sul mercato di ulteriori vaccini.

“Per gli anticorpi monoclonali, la distribuzione avverrà come per il Remdesivir”,  ha spiegato ai giornalisti il presidente del Veneto Luca Zaia. “C’è una regia nazionale – ha proseguito – e a seconda delle richieste ci sono plafond regionali, per i candidati a quel tipo di terapia. Sono i clinici che in base alle linee guida decideranno e chiederanno, in base al paziente che hanno. I monoclonali sono strategici nelle prime 72 ore dalla comparsa dei sintomi, quindi – ha concluso Zaia – è il clinico che decide”.

A loro volta gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in un aggiornamento delle Faq sulle Varianti del Sars-Cov-2 affermano: “Ci sono ancora molti studi in corso, ma al momento non sembra che la variante inglese abbia come target specifico i bambini, ovvero non li infetta in maniera particolare rispetto agli altri”. Mentre per quanto riguarda le altre varianti “i dati non sono ancora sufficienti a formulare ipotesi”.  Rispondendo poi alla domanda “Le varianti colpiscono in maniera particolare i bambini?”, gli esperti scrivono: “Finora le varianti più preoccupanti non sembrano causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età”.

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