Continua, per il quinto giorno consecutivo, il numero delle persone malate di coronavirus in Italia: sono attualmente 106.527 (cioè 321 in meno di ieri), di cui 22.068 ricoverati in ospedale con sintomi e 82.286 in isolamento domiciliare. Ma purtroppo il numero dei morti è stato anche nelle ultime 24 ore di 420 (ieri erano state 464), per cui il totale delle persone che finora in Italia hanno perduto la vita in questa epidemia sono 25.969. Mentre le persone guarite nell’ultima giornata sono 2.992 facendo salire il totale a 60.498.
Prosegue anche il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus. Ad oggi sono 2.173 (94 in meno rispetto a ieri). Di questi, 756 sono in Lombardia.
Più della metà delle regioni italiane fanno segnare un calo dei malati. Dai dati della Protezione Civile emerge infatti che i pazienti attualmente positivi sono in diminuzione in 11 regioni – Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Liguria, Campania, Puglia, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Calabria e Valle d’Aosta – e nelle province autonome di Trento e Bolzano. Inoltre, in Basilicata non si registrano nuovi casi. In controtendenza, invece, sono ancora la Lombardia (con 1.091 nuovi positivi) e il Piemonte. Nel Lazio (con 78 casi) per il sesto giorno consecutivo i nuovi contagi sono inferiori a 100.
Il ministro della Sanità: “netto miglioramento ma cautela” – “La curva si è piegata, possiamo guardare con fiducia al futuro, ma con cautela – ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza (foto) nel corso dell’inaugurazione dell’Edificio Alto Isolamento dell’Istituto Spallanzani di Roma -. Ci sono le condizioni per programmare il domani ma con i piedi ben piantati nell’oggi. Il virus circola ancora nel nostro territorio, guai a pensare che la battaglia sia vinta. Abbiamo creato le condizioni, ma adesso prudenza e gradualità massima, siamo davanti a un nemico difficile. Dalle curve del contagio si vede oggi una situazione diversa rispetto alle settimane precedenti: questo grazie alle misure drastiche che abbiamo adottato, ma anche grazie agli italiani che sono stati all’altezza della sfida drammatica – ha detto ancora Speranza – Ci siamo trovati tutti di fronte a un fatto epocale che sarà ricordato sui libri di storia. Uno tsunami che ha sconvolto le vite di ciascuno di noi. Lo Stato, le istituzioni, le regioni hanno risposto con forza e determinazione a questa onda anomala entrata nelle nostre vite. In poco tempo le Regioni, le comunità, i presidi sanitari hanno messo in campo una sfida nuova. Le istituzioni ci sono: qui c’è stata una Regione all’altezza, che ha affrontato con coraggio una sfida tremenda, una Regione dove c’è la Capitale: ne va dato merito al presidente Zingaretti e all’assessore D’Amato”.
Istituto Superiore di Sanità: la situazione epidemiologica è nettamente migliorata. Lo ha detto il presidente dell’Istituto Silvio Brusaferro , ma – ha sottolineato – c’è una circolazione del virus che continua e di cui bisogna tener conto, per cui ci vuole cautela nelle misure di riapertura. Il numero dei casi di Covid-19 si sta riducendo dappertutto, ma è ancora necessaria prudenza rispetto alle misure di riapertura, perché la situazione è diversificata nel Paese. La curva mostra che i sintomatici si riducono, ma ci sono ancora casi, benché anche questi in riduzione. Aumenta l’utilizzo dei tamponi. Crescono gli asintomatici o coloro che hanno patologie lievi, e si riducono i pazienti critici. Inoltre le età più avanzate, con più patologie, sono a maggior rischio mortalità”.
La maggiore concentrazione dei casi “si ha nelle Rsa, a livello familiare e al lavoro”, ha detto Brusaferro. Inoltre, ad aprile, ha detto, “sono aumentati i casi tra le donne“.
Poi il ricercatore Stefano Merler dell’Istituto Kesler ha fatto notare che “l’indice di contagio in Italia è tra 0,2 e 0,7, ma ci vuole poco a tornare sopra la soglia. In Lombardia ci sono centinaia di casi che hanno avuto sintomi prima di febbraio. Per cui credo che ci siano state introduzioni multiple del virus, e ciò spiega come mai al 20 febbraio ci siamo trovati già con centinaia di casi”.
Infine il professor Gianni Rezza è ritornato sul tema della eventuale ripresa del calcio ribadendo: “Credo sia una decisione difficile da prendere, ma per questo sport c’è anche un contatto fisico. E il rischio non è zero”.
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