di FABIO CAMILLACCI/ Partiamo da un assunto: in Italia, il sistema calcio è al collasso non perché gli azzurri sono fuori dal Mondiale di Russia 2018. Il sistema calcio in Italia è al collasso per tanti altri motivi e da molto tempo purtroppo. Oggi abbiamo toccato il fondo, anzi abbiamo iniziato a scavare per finire sempre più sotto terra, ma il lungo percorso di crisi parte da lontano, da prima del 2006: anno zero segnato dall’esplosione dello scandalo di Calciopoli che vide coinvolti anche i vertici della Figc. Quindi, i problemi nascono prima del 2006, altrimenti non si sarebbe arrivati a uno scandalo di simili proporzioni che mise alla berlina il nostro calcio anche a livello internazionale. Non a caso, dopo la pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche, nel giro di pochi giorni arrivarono le dimissioni di chi fino al 2006 aveva occupato poltrone importanti in Federcalcio, e cioè: il presidente Franco Carraro (un trasformista buono per tutte le stagioni), il vicepresidente Innocenzo Mazzini e il presidente dell’AIA (gli arbitri) Tullio Lanese. Successivamente, dopo essere stato deferito dalla procura federale, si dimise anche il presidente della Lega Calcio Adriano Galliani che era pure amministratore delegato e vicepresidente del Milan. Così, il Coni decise di commissariare la Figc nominando l’avvocato Guido Rossi commissario. Ovvero, colui che poi da interista, da ex consigliere nerazzurro, da amico del patron interista Moratti e di Tronchetti Provera manager plenipotenziario di Pirelli (all’epoca sponsor dei nerazzurri) e Telecom Italia, revocò uno scudetto alla Juventus per regalarlo all’Inter giunta 3° a distanza di anni luce in classifica dalla stessa Juve e dal Milan, squadre però coinvolte nello scandalo. I fatti successivi acclareranno che anche l’Inter era coinvolta in Calciopoli: ma fu accertato tempo dopo e, come spesso accade in Italia, il fatto cadde in prescrizione. Pertanto, il trionfo al Mondiale di Germania 2006 fece finire tutto a tarallucci e vino. E così, invece di rifondare il calcio, siamo sprofondati. Altra caratteristica tutta italiana.
Ecco perché non è e non può essere tutta colpa di Carlo Tavecchio, seppur grande responsabile del momento. Ricordo infatti dure critiche a tutti i suoi predecessori, a partire da Franco Sordillo, presidente Figc nel 1982, quando l’Italia vinse il terzo Mondiale della sua storia. Di Carraro abbiamo detto, vogliamo fare qualche altro nome? Pronti: Luciano Nizzola, Antonio Matarrese e Giancarlo Abete. Quest’ultimo poi è il massimo esempio del gattopardismo del sistema calcio, visto che da vicepresidente di quella Federcalcio travolta da Calciopoli, fu eletto presidente solo perché non coinvolto direttamente nell’enorme scandalo. Salvo poi dimettersi pubblicamente insieme a Prandelli subito dopo il fallimento ai Mondiali di Brasile 2014. Nonostante tutto, oggi Giancarlo Abete (l’uomo che non dice mai nulla quando parla) è ancora consigliere federale. Ergo: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima. Purtroppo, da sempre in Italia, in tutti i campi, vige quanto ci ha insegnato Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore del celeberrimo romanzo, “Il Gattopardo”. Non a caso adesso dopo le dimissioni “urlate” di Tavecchio, indovinate un po’ che nome circola come possibile traghettatore della Figc? Quello di Franco Carraro, cioè il presidente di Calciopoli e l’uomo del famoso “accordo del camper” tra Craxi, Andreotti e Forlani. Lo chiamavano il CAF. Così il socialista Carraro divenne sindaco di Roma: roba da peggior “Prima Repubblica”. Siamo al ridicolo, altro che “commedia degli equivoci”. Gli errori di Tavecchio e gli orrori tecnici del c.t. Ventura sono solo le gocce che hanno fatto traboccare un vaso stracolmo da anni.
Il valzer di Tavecchio. Il balletto mandato in scena nell’ultima settimana da Carlo Tavecchio, ha del ridicolo sì, ma, è comunque in linea con quanto scritto in precedenza. Davanti al fallimento azzurro più clamoroso degli ultimi 60 anni, il “Mr. Magoo” di casa nostra è rimasto al suo posto senza scomporsi, solo perché forte dei voti in Consiglio Federale. Ha provato a ripartire in grande stile ingaggiando Carlo Ancelotti come nuovo c.t. azzurro. Ma dopo aver incassato il “no” dello stesso Ancelotti e capito di non avere più i voti in Consiglio, ha preferito dimettersi piuttosto che uscire sfiduciato. Ironia della sorte, a voltare le spalle a Tavecchio sono stati i suoi due grandi elettori: la Lega Pro e la “potente” Lega Dilettanti. Già, proprio la LND presieduta da quel Cosimo Sibilia che lo stesso Tavecchio ha reso altrettanto “potente” nominandolo vicepresidente vicario della Figc. Ecco perché Tavecchio ha urlato così tanto in conferenza stampa, ecco perché il sistema calcio in Italia è al collasso, e da tempo.
LA CONFERENZA STAMPA “URLATA” DI CARLO TAVECCHIO
Carlo Tavecchio lascia la sua poltrona alla Figc (la federazione italiana gioco calcio) e attacca tutti: le Leghe, che gli hanno “voltato le spalle”; la “speculazione politica ormai arrivata al limite”; il presidente del Coni Giovanni Malagò che “vuole commissariare? E’ molto grave. In Italia ci sono gli statuti e le garanzie”, dice nella conferenza stampa dopo il Consiglio federale. E aggiunge: “Ho chieste le dimissioni anche al Consiglio Federale, ma nessuno le ha date”.
“Ambizioni e sciacallaggi politici hanno impedito di confrontarci sulle ragioni di questo risultato”, ha detto Tavecchio prima di chiedere le dimissioni di tutto il consiglio. “Ho preso atto del cambiamento di atteggiamento di alcuni voi”, ha poi aggiunto rivolto ai consiglieri. “Il Consiglio federale resta in carica, Tavecchio si occuperà della gestione ordinaria fino a nuove elezioni, che dovranno essere indette entro 90 giorni”. Così Gabriele Gravina, presidente della Lega Pro, ha fotografato la situazione in Federcalcio a seguito delle dimissioni del presidente Carlo Tavecchio. “Il commissario non è previsto, ora serve un progetto rivoluzionario e innovativo”. “Prendo atto della decisione del presidente Tavecchio – ha aggiunto Gravina – spero che in tempi brevi vi sia la convocazione di un’assemblea come espressione democratica, nella speranza che tutte le espressioni di questo mondo possano esprimere una progettualità innovativa e rivoluzionaria. Non sono sorpreso dalle dimissioni di Tavecchio, ma dispiaciuto per le modalità di gestione, il presidente avrebbe dovuto darci la possibilità di replicare. Il commissario non è previsto dallo Statuto”, conclude.
Ma Tavecchio ha detto anche altro nella successiva conferenza stampa: “Siamo arrivati a un punto di grandi speculazioni. La Lega Pro non è mai stata alleata, la settimana scorsa mi era stato inviato il documento programmatico. Tutto è avvenuto mentre non c’erano i vertici delle Leghe, bastava aspettare dieci giorni. Io ho fatto il commissario della Lega di Milano nell’interesse di altri, non mio. Questo è stato preso come atto di riverenza, noi riverenze non ne facciamo”.
“Ieri sera il presidente del Coni ha detto che il ct lo aveva scelto Lippi, io ho sempre detto che lo aveva scelto Carlo Tavecchio – sottolinea il presidente dimissionario – E Carlo Tavecchio ora paga per avere scelto Ventura (con lui nella foto) . Abbiamo perso il Mondiale ed è qualcosa che diventa tragedia. Se quel palo fosse stato gol io sarei diventato un campione. Ditemi quali sono i risultati delle altre Federazioni. Qualcun altro ha fatto il seme, io raccolgo i frutti. Chi è andato a Istanbul per organizzare la questione dell’Uefa? Chi ha fatto certe operazioni di politica internazionale? Chi ha il merito che l’Italia avrà in futuro quattro squadre in Champions?”. “Quando oggi ho avuto la sensazione che la mia componente (la Lnd, ndr), nella quale ho vissuto per 18 anni, ha fatto considerazioni che non promettevano sostegno, non ci ho pensato un attimo e mi sono dimesso per un atto politico e non sportivo”. “Carlo Tavecchio – ha aggiunto parlando ancora in terza persona – paga per avere scelto Ventura. Abbiamo perso il Mondiale ed è qualcosa che diventa tragedia”.
“Ho parlato con quattro-cinque allenatori: sono impegnati”, ha ricordato Tavecchio parlando del toto-ct all’indomani dell’esonero di Ventura, prima di tornare a rivendicare i meriti della sua gestionre: “Abbiamo attivato i centri federali, la riforma dei campionato giovanili, la riforma del calcio femminile, abbiamo una gestione di bilancio che fa invidia a chi è quotato in borsa. Tutti i 240 ragazzi che hanno lavorato per la Federazione e che lavora è gente di valore. Abbiamo realizzato la ristrutturazione completa di Coverciano e introdotto la Var. Nel 2014 fui il primo a scrivere a Blatter per la Var. Il primo fu Biscardi, il secondo Tavecchio – ricorda appassionatamente – Non dimentichiamo i risultati delle Nazionali giovanili. Io ho sempre guardato gli uomini in faccia. Se avessimo fatto un gol, Tavecchio era un grande, resto 161 cm. La mia squadra mi ha dato di più. Io non giudico nessuno e non voglio parlare di tradimenti, ognuno fa le proprie scelte politiche. Io parlavo di maggioranza che mi ha eletto. Le opposizioni sono sempre state opposizioni. Non pensavo che la LND si schierasse con le opposizioni, ma è una scelta politica. Forse ho la colpa di non essere entrato nello spogliatoio a Milano per far cambiare allenatore – conclude – Ho condiviso tutto con il presidente del Coni. L’affronto più grande al Consiglio è stato di tenere lontana la Lega di A”.
Malagò: “Unica soluzione, commissariare la Figc”– “C’è la volontà di commissariare la Federcalcio, lo dice lo statuto. Mi sembra l’unica soluzione”. Lo annuncia il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che oggi ha fissato una Giunta straordinaria per mercoledì alle ore 16:30. “Siamo obbligati a fare la Giunta straordinaria mercoledì alle 16,30 perché lo statuto recita che abbiamo 48 ore dal momento della convocazione. Può succedere da statuto che si deve procedere a un commissariamento”, ha specificato Malagò, spiegando il motivo che spinge il Coni a commissariare la Federcalcio, vale a dire la mancanza di una governance: “I fatti sono chiari e oggettivi – ha specificato il numero uno dello sport italiano – Se ci fosse stato un Consiglio federale completo, compatto, forte, ci potevano essere anche altre soluzioni finali, ma se in un contesto così eccezionale come l’eliminazione del mondiale, ti ritrovi che alcune componenti prendono posizioni così antagoniste, come Calciatori e Lega Pro, e anche in altre parti c’erano dei rumors di scricchiolii, e aggiungi che due componenti neanche esistono, quella di A e di B, non è che serve uno scienziato per arrivare alla conclusione che avevo individuato già da qualche ora”.
Io commissario della Figc? Personalmente – dice Malagò – ho un’agenda molto molto complicata e soprattutto tra 90 giorni c’è un’Olimpiade in arrivo, peraltro lontana e con un fuso orario diverso. Penso che sia di buon senso trovare un’altra soluzione”. “Ne voglio parlare con gli amici della Giunta, perché non è una scelta che dipende da me ma dal Coni: è l’organo che io rappresento e al suo interno ci sono delle personalità che hanno le loro idee”, ha concluso il capo dello sport italiano, che a margine degli Stati Generali dello sport italiano, in corso al Foro Italico a Roma, ha comunque specificato che “è prematuro” fare nomi di possibili candidati a commissario.
Ulivieri: “Non mi dimetto o c’è pericolo che arrivi Malagò” – “Il Consiglio federale rimane in carica per l’ordinario: io non le do le dimissioni, altrimenti c’è il pericolo che arrivi davvero Malagò…”. Lo ha detto Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori, uscendo dal consiglio della Figc. “Quello di oggi è un segnale grosso, un segno di debolezza. Rispetto la decisione di Tavecchio, ha chiesto le dimissioni di tutti come gesto politico: ma dobbiamo restare per garantire l’ordinaria amministrazione, altrimenti davvero arriva qualcuno da fuori e sarebbe una iattura…”.
“Non condividiamo la decisione di Tavecchio, perché a nostro avviso sarebbe stato meglio aspettare la decisione dei presidenti delle Leghe di A e B”, ha spiegato Ulivieri. “Se qualcuno ha spinto per mettersi qualche medaglia al collo e al petto, e credo che qualcuno lo abbia fatta, probabilmente non sa fare il dirigente. “Se Tavecchio è stato indotto a dimettersi? Figuriamoci! È una scelta sua, personale – sottolinea Ulivieri – le valutazioni spettano a lui. Ma se c’e chi ha corso per appuntarsi medaglie, ha sbagliato. No, non mi riferisco a Malagò, lui non c’entra nulla con questo. Il presidente Tavecchio, come atto politico, aveva chiesto le dimissioni di tutto il consiglio. Io non le do”. (servizio Ansa)
Commenta per primo