Di fronte al costante calo di consensi (tra gli 8 e i 10 punti rispetto alle Europee di un anno fa) Matteo Renzi ha impugnato il vessillo berlusconiano delle promesse mirabolanti calcando le orme del Cavaliere vincente per contrastare il populismo leghista di Salvini e quello pentastellato di Beppe Grillo. Lo ha fatto davanti all’uditorio amico e plaudente della Assemblea nazionale del Pd, convocata teatralmente negli spazi di Expo 2015 a Milano e accompagnando il suo comizio con le slide delle ormai celebri felpe indossate dal segretario della Lega. Un coup de theatre che lascia immaginare a che cosa andremo incontro nella prossima stagione politica. Già, perché il fantasmagorico programma è stato accompagnato da una condizione sintetizzato in un gorsso “se”: “Se faremo le riforme nel 2016…” in modo da potersi giocare la carta di riserva: “se non sarà attuato ciò che prometto è perché ci hanno impedito di fare le riforme che io volevo fare”.
Ed ecco il rosario delle promesse: “Elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa, l’Imu agricola e sugli imbullonati. Nel 2017 ci sarà un intervento Ires e Irap e nel 2018 interventi sugli scaglioni Irpef e sulle pensioni“. “Se continueremo a tenere in pista il cantiere delle riforme, come credo, nel 2016 faremo una sforbiciata delle tasse che proseguirà nel 2017-18 in maniera puntuale. Per 5 anni avremo un impegno di riduzione delle tasse che non ha paragoni nella storia repubblicana di questo paese. Una rivoluzione copernicana, senza aumentare il debito”.
“Dal 2016 l’Italia – ha aggiunto – continueremo a rispettare i parametri europei, niente colpi a sorpresa. Il problema che riguarda l’Italia e va tenuto sotto controllo è il debito. Rispetteremo i parametri nei prossimi tre anni perché non vogliamo che la curva del debito continui a crescere”.
Dopo aver gettato – come di solito – un po’ di discredito sui suoi predecessori (“Il Pd non è più il partito delle tasse; non so se lo è mai stato, ma nella percezione pubblica sì”) e dopo aver spiegato che “la destra sembrava partito di innovazione e investimenti sul futuro, mentre noi facevamo attenzione ai conti”, ha affermato che ora “nel Pd non ci sarà nessun cambiamento genetico sui valori, sulla cultura politica, sugli ideali, ma sulle tasse sì. Saremo i primi che le riducono davvero e perciò saremo considerati credibili”.
E a questo punto ha dettato i tempi delle riforme, lasciando intuire che se non saranno rispetti la colpa sarà certamente di altri, non sua. Eccoli: Riforma della Pubblica amministrazione entro il 7 agosto con la lettura definitiva in Senato; nel mese settembre chiudere al Senato la riforma costituzionale, prima della legge di stabilità. E poi, abbiamo 20 miliardi di euro per investimenti nelle infrastrutture che non stiamo spendendo (non spiega il perché!…): da qui al 31 dicembre 2016 andranno spesi fino all’ultimo centesimo”. Infine getta l’osso di consolazione a una parte della sinistra Pd promettendo che “sulle unioni civili la discussione può essere fatta insieme al gruppo della Camera in modo che alla Camera la lettura sia confermativa e si possa definitivamente approvare entro l’anno la relativa legge”.
Quindi si è autocomplimentato: “La politica sembrava imbambolata e ferma, sembrava impossibile che riuscisse a mostrare il volto della decisione e invece in sette mesi abbiamo deciso perché la politica che non decide non fa il suo mestiere. Sette mesi fa eravamo preoccupati che le riforme potessero essere bloccate nella palude: non sono qui a dirvi che sono state sbloccate ma che grazie a quelle riforme l’economia si è rimessa in moto e adesso è il momento di fare il salto di qualità e siamo in grado di farlo”. “Ciò che abbiamo fatto con nostri deputati e senatori in un arco di tempo abbastanza limitato è particolarmente degno di onore e orgoglio perché ha consentito al Paese di ripartire. Lo dimostrano i numeri crudi di questi giorni e delle ultime ore, spesso oscurati dalla grancassa del disfattismo cosmico”.
Poi sfiora il dramma della immigrazione di massa senza far cenno al caos della sua gestione, ma solo – come si è detto – per dedicarsi allo show illustrato sul guardaroba di Salvini e guadagnarsi gli applausi dall’uditorio. E infine un osso c’è anche per l’opposizione con l’annuncio di una iniziativa contro il terrorismo: “Nelle prossime ore a nome del Pd rivolgerò un appello alle altre forze politiche per un tavolo di lavoro congiunto contro il terrorismo internazionale, perché si possa avere condivisione, anziché usare le questioni di sicurezza nazionale per litigare sulla politica interna”.
La prima reazione di Salvini – “Ma Renzi pensa che siamo tutti scemi??? Oggi promette che toglierà l’Imu sulla prima casa (tolta dalla Lega e rimessa da loro) e l’Imu sui terreni Agricoli, inventata da lui. Faccio un appello alla signora Renzi: porta Matteo in vacanza qualche giorno; tuo marito ormai non ne fa una giusta!”. Lo scrive sul suo profilo di Facebook il leader della Lega, che aggiunge: “Renzi ridotto all’insulto per contrastare la Lega è una cosa tristissima per tutti gli italiani”.
Berlusconi: c’è qualcuno che ci crede? – “Le tasse sulla casa le abrogammo noi nel 2008. Oggi ho sentito Renzi fare una delle solite promesse: nei prossimi 3 anni un taglio di 45 miliardi di tasse. C’è qualcuno che crede che lo possa fare davvero? Noi, lo dico ora, siamo pronti a votare quei provvedimenti se venissero presentati perchè non siamo come la sinistra del tanto peggio tanto meglio”. Lo afferma Silvio Berlusconi, leader di Fi, in un passaggio del suo intervento alla convention di Alessandro Cattaneo ad Ameglia.
I CONTI SULLE TASSE. Secondo le prime stime (di fonte governativa), la riduzione di tasse prospettata oggi da Matteo Renzi ammonterebbe a 45 miliardi in 3 anni: 5 miliardi nel 2016, 20 nel 2017 e 20 nel 2018. Solo l’abolizione della tassa sulla prima casa, così come annunciato da Renzi all’assemblea del Pd, significherebbe per il governo far fronte ad un mancato incasso pari a circa 3,5 miliardi di euro annui. A tanto è ammontato infatti lo scorso anno, secondo i dati riferiti al 2014 del Dipartimento delle Finanze, il gettito Imu-Tasi sull’abitazione principale. Se alla tassazione sulla prima casa si aggiunge anche il gettito dell’Imu agricola il conto per il bilancio pubblico sale ad oltre 4 miliardi. In base ai dati delle Finanze, l’incasso 2014 dall’Imu sui terreni è ammontato a 550 milioni di euro, mentre da Imu e Tasi sui fabbricati rurali sono entrati 39 milioni di euro.
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