Il capo politico del M5S Luigi Di Maio si è presentato stamattina negli uffici dell’Istituto di credito che è a Montecitorio accompagnato, oltre che dallo staff dirigente del Movimento, dall’inviato del programma
televisivo “Le Iene”, Filippo Roma, autore dell’inchiesta sulle restituzioni di quote dell’indennità parlamentare da parte di senatori e deputati cinquestelle, destinate al finanziamento di nuove imprese in territorio italiano. Di Maio intende così fare assoluta chiarezza sulla denuncia delle “Iene”, che hanno scoperto l’inadempienza, da parte di un piccolo numero di parlamentari pentastellati , dell’impegno alla donazione volontaria di una parte della loro indennità. Di Maio ha chiesto allo sportello bancario di fornirgli copia dei bonifici da lui effettuati al Fondo per il microcredito del Ministero dello Sviluppo, sul quale i pentastellati devolvono parte della loro indennità, a differenza dei loro colleghi di tutti gli altri partiti.
Comunque, in alcuni casi, gli autori dell’omesso versamento hanno confermato la loro “colpa” adducendo delle giustificazioni con esigenze di carattere personale o familiare; ma si tratta di un numero esiguo rispetto agli oltre 23 milioni di euro versati in questi anni da deputati e senatori Cinquestelle al Fondo per il microcredito. Ciononostante Di Maio ha confermato che saranno considerati fuori dal Movimento, anche se qualcuno di loro, come Carlo Martelli, Andrea Cecconi e Maurizio Buccarella, ha avuto un ruolo di rilievo nel gruppo pentastellato della Camera o in quello del Senato.
“Le mele marce le trovo e le caccio, nessuno inficierà il nome del M5S”, ha ribadito Di Maio, anche se il versamento è un atto volontario: l’omissione è in realtà il “tradimento” di un impegno politico preso davanti ai propri elettori e di un rapporto di fiducia con i colleghi di partito che hanno puntualmente adempiuto a quell’impegno.
Perciò oggi Matteo Renzi – che ieri nel programma “Otto e mezzo” di Lilly Gruber su La7 si era spinto a paragonare la vicenda del M5s a quella dei “mariuoli” su cui Craxi aveva scaricato un episodio di tangentopoli – è stato costretto a fare una precisazione formale e a chiedere scusa al leader del M5s. Vi ha provveduto per interposta persona attraverso il suo portavoce, Agnoletti, il quale ha affermato: “Il paragone tra Craxi e Di Maio ovviamente non sta in piedi. Il segretario Renzi ha solo stigmatizzato la tendenza a circoscrivere una vicenda che è molto più grave di come è stata presentata. Mi scuso con chi si è sentito offeso”. Ma anche la figlia Stefania Craxi è insorta replicando così: «Il segretario Pd cerchi i “mariuoli” nella sua cerchia e ripassi la storia».
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