Luigi Di Maio, vice presidente della Camera e personaggio di spicco del M5s, per attaccare Renzi sul referendum scrive in un post su twitter: “E’ un presidente non eletto” e “sta facendo diventare il referendum un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come Pinochet in Venezuela e sappiamo come è finita”. Ma Pinochet era il sanguinario dittatore del Cile, non del Venezuela!
Poi corregge lo svarione geopolitico sul post, che, però, è stato ormai registrato. Il paragone appare comunque spropositato e fuori luogo. Immediata la reazione del Pd. Fiano: “Si scusi con le vittime della dittatura cilena. Ha l’acqua alla gola, i suoi sono attacchi meschini”. Carbone: “Di Maio è ancora stordito dalla mail su Muraro”. Lotti: “Squallido, #dimaio, un piccolo uomo”. Marcucci: “Di Maio sa dov’è il Cile?”(per l’errore di Di Maio: ‘come Pinochet in Venezuela’).
Più tardi Di Maio precisa per metterci una pezza: “La mia era una provocazione”. Ma ormai le parole sono volate sulla rete. E lui ne paga il prezzo. Eppure avrebbe potuto cavarsela ricordando che pinochet si può tradurre in pinocchietto. Che ben si addice a Renzi. Ma non lo ha fatto. E ora dovrebbe assegnarsi un periodo di silenzio. Possibilmente lungo.
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