I drammatici fatti di Macerata hanno innescato un rischioso processo politico e sociale che potrebbe provocare una successiva escalation di emozioni e di reazioni difficili da controllare.
E’ chiaro che chi delinque, e soprattutto chi si macchia di delitti efferati, deve essere portato davanti alla giustizia e condannato. Lo Stato deve poi garantire la certezza della pena, nei confronti di tutti e senza sconti. I delitti sono, di fronte alla legge, considerati per la loro gravità, e non più o meno gravi e punibili, secondo il colore della pelle, la nazionalità o la religione del colpevole.
Mettere un fatto delittuoso in relazione a processi legati all’immigrazione rischia di aprire la strada verso il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza, già sperimentati in un passato non molto distante.
In campagna elettorale chi soffia sul fuoco, da tutte le direzioni s’intende, per guadagnare qualche voto sta facendo la cosa peggiore nei riguardi dei suoi concittadini. Gli effetti psicologici profondi non scompaiono all’indomani del voto, come molti credono, ma lasciano profonde ferite difficili da rimarginare.
Al riguardo ci piace presentare una storia completamente differente e di grande ispirazione. E’ la candidatura alle elezioni regionali del Lazio di Marguerite Lottin (foto) insieme a Zingaretti nella lista del Partito Democratico. Nata nel paese africano del Camerun, Marguerite è venuta in Italia negli anni ottanta per motivi di studio. Ha creato a Roma l’Associazione Interculturale Griot e lavorato nelle scuole e nei quartieri per avvicinare i cittadini immigrati alla società e alle istituzioni italiane per creare una convivenza vera. Marguerite preferisce parlare di convivenza più che d’integrazione. Bisogna imparare a conoscere le culture differenti, a rispettare i doveri e i diritti che regolano la società. Per questa ragione ha fatto dell’apprendimento della lingua italiana il primo, essenziale, passo verso una convivenza fattiva.
Marguerite non era certa di voler accettare la proposta di candidarsi. Dopo averci a lungo pensato, ha deciso positivamente perché, ha detto, “è il modo più giusto per celebrare l’acquisizione della cittadinanza italiana”.
Paolo Raimondi
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