di RAFFAELE CICCARELLI*/ Quando si giunge alla fine di un grande torneo come un mondiale, le aspettative sono per gare conclusive di grande spettacolo. La realtà, invece, finisce per proporre match bloccati, sul filo della paura di sbagliare, oppure partite che per raggiungere l’esito finale hanno un andamento scontato. È quanto si può paradigmaticamente evincere dopo la prima semifinale del mondiale che si sta concludendo in Qatar, tra Argentina e Croazia. Le aspettative erano quelle di una partita tesa, equilibrata, tra due squadre che, pur disponendo di grossi quantitativi di talento tra le loro file, mettono spesso al primo posto l’agonismo. In realtà, il risultato finale di tre a zero a favore dei sudamericani, ci ha raccontato di una gara senza storia, decisa da un unico doppio errore che ha fatalmente indirizzato il match.
Croazia-Argentina. Si sono trovate contro due squadre apparse diverse rispetto alle precedenti uscite: la Croazia ha iniziato anche con buon piglio, ma dopo aver subito le reti è totalmente mancata la forza di reazione, quella vista, ad esempio, contro il Brasile, consegnandosi alla mercé dell’avversario. L’Argentina, dal canto suo, ha espresso finalmente un gioco all’altezza di un torneo così importante, seguendo il suo leader, Leo Messi, e sfruttando la vena realizzativa di Julian Alvarez. Sicuramente la partita della svolta deve essere stata la vittoria ai rigori con l’Olanda, voluta in maniera cattiva, quella “cattiveria” che era solito dispensare Diego Armando Maradona quando si trattava di motivare e trascinare i propri compagni. Forse in questo è mutato l’atteggiamento di Messi, in questa “cattiveria” che sta mettendo in campo e che non gli era riconosciuta.
Se, poi, basterà per potersi finalmente mettere al livello del suo predecessore, e portare il terzo titolo mondiale alla sua nazione, questo lo vedremo al termine della finale. Qui i biancocelesti incontreranno la Francia, che spegne il sogno del Marocco. In questa semifinale il cuore ci faceva sperare in una vittoria degli africani, ma oggettivamente ha prevalso la ragione nella forza dei transalpini, che potranno cercare la replica alla vittoria di quattro anni fa. La sfida si è messa subito sul terreno congeniale agli europei, il repentino vantaggio di Theo Hernandez ha quasi immediatamente scompigliato i piani tattici di Walid Ragraoui.
Marocco a testa alta. Ma i Leoni dell’Atlate non sono stati vittime sacrificali al cospetto del più forte, hanno combattuto e possono uscire dal campo con orgoglio, non solo per il match disputato, ma per tutto il loro mondiale, che ha visto per la prima volta una nazionale africana ascendere fin quasi all’empireo calcistico. Per la squadra di Didier Deschamps una prova di forza e di continuità, la stessa mostrata in tutto l’arco del torneo, la possibilità domenica di rivincere il titolo, cosa riuscita in passato solo all’Italia (1934 – 1938) e al Brasile di Pelé (1958 – 1962), una gara che sarà sicuramente incentrata sul duello tra Leo Messi, per le motivazioni di cui abbiamo scritto sopra, e tra Kylian Mbappé, che punta a confermarsi re del mondo.
*Storico dello sport
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