di NUCCIO FAVA* – Vivo da mesi in volontario isolamento causa Covid nella quiete della Tuscia a pochi chilometri dalla Toscana, l’antica Etruria accomunata dalla straordinaria civiltà etrusca che ha caratterizzato per secoli questi territori sino all’avvento progressivo dei latini e di Roma.
Negli ultimi settanta anni la Toscana è stata dominata dal governo ininterrotto della sinistra e oggi, con l’assalto a tappeto della Lega di Salvini e della sua battagliera giovane candidata potrebbe vincere la sfida per la presidenza. Operazione clamorosamente fallita in Emilia Romagna e che se raggiunta rappresenterebbe un brutto colpo per il partito di Zingaretti.
Qualche rischio in verità lo corre anche Matteo Renzi, stella di prima grandezza per alcuni anni della politica nazionale ma da tempo in fase calante e con previsioni tutt’altro che entusiasmanti in quasi tutti i sondaggi. Una partita complicata insomma, il cui esito andrà raffrontato con il voto in Puglia, dove per di più Renzi ha voluto mettere in campo un proprio candidato di bandiera, Scalfarotto, che, pur con i suoi evidenti limiti di consenso, potrà solo danneggiare il candidato di centrosinistra, l’attuale presidente Emiliano, nel suo difficile confronto con l’onorevole Fitto.
Anche le altre regioni offriranno interessanti elementi di valutazione sullo stato del quadro politico nazionale, anche se sia la maggioranza governativa sia Salvini sono concordi (una volta tanto) nell’affermare pubblicamente che le elezioni regionali non hanno nulla a che vedere con le sorti del governo.
Una posizione comprensibile perché il quadro è complessivamente fin troppo precario e sono di gran peso gli impegni che dovranno essere assunti sia per l’uso delle ingenti risorse promesse dall’Europa sia per la nuova legge elettorale e la modifica dei decreti sicurezza del precedente governo.
Insomma questo di oggi e domani è un election day composto da troppi ingredienti diversi perché se ne possa trarre una valutazione omogenea, essendovi coinvolto tutto il corpo elettorale nazionale soltanto per il referendum sul taglio del numero dei parlamentari, ma solo un pezzo di elettorato per le regionali (7 regioni su 21) e solo un altro pezzo per il rinnovo di sindaci e consigli in 960 comuni su ottomila. Non sarà di aiuto neppure la percentuale di partecipazione dell’elettorato, che sarà inquinata dai timori di contagio da coronavirus: timori che hanno provocato persino una rinuncia massiccia di scrutatori, difficile da colmare.
Dunque questa volta varrà poco persino valutare la percentuale di partecipazione al voto. Anche perché nel referendum confermativo non è richiesto un quorum di votanti per la sua validità: basta che il Sì o il No ottengano anche un solo voto di vantaggio sull’altro per vincere.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorale della Rai
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