Per la crescita del Paese gli americani “devono lavorare più ore e con la loro produttività avere più denaro per le loro famiglie”. Ecco la ricetta economica di Jeb Bush annunciata al Manchester Union Leader, quotidiano del New Hampshire. Una probabile gaffe dell’eventuale portabandiera del Partito Repubblicano alle elezioni del 2016 che in un certo senso ci ricorda quella di Mitt Romney del 2012: l’avversario di Barack Obama aveva osservato che il 47 percento degli americani sono scrocconi che non pagano tasse e vivono mediante della generosità del governo. Jeb ha poi spiegato che si stava riferendo solo ai lavoratori part-time. Rimane il fatto però che quando un uomo ricco ci dice che gli americani non lavorano abbastanza sta peccando di ipocrisia e suggerisce l’idea che i poveri sono in tale stato per colpa loro.
Jeb ha migliorato il suo conto in banca senza lavorare sodo. Dopo avere lasciato l’incarico di governatore della Florida nel 2007, il suo reddito è andato alle stelle. Secondo i documenti fiscali ufficiali il suo stipendio di governatore era molto “basso” comparato ai 29 milioni di dollari di reddito ottenuti negli anni della sua vita “post governatore”. Li ha guadagnati da compensi per i discorsi, da investimenti, e dal suo lavoro di consulente finanziario. Nel 2013 guadagnò un totale di 7,4 milioni di dollari. Avrà lavorato di più da quando ha lasciato il suo incarico di governatore per spiegare la sua ottima situazione finanziaria? Di certo ha “prodotto” e il suo reddito ce lo conferma.
I lavoratori americani lavorano sodo, 30 percento più di quelli tedeschi e di altri Paesi occidentali. Molti lavorano più di quaranta ore settimanale (85 percento degli uomini, 66 percento delle donne). I lavoratori part-time spesso sono costretti ad avere un secondo lavoro per potere sopravvivere. Per quanto riguarda la loro produttività tutti gli studi ci dicono che è aumentata senza però ricevere in cambio dei benefici. Nei 35 anni dopo il 1970 la produttività è raddoppiata ma i salari sono cresciuti solo del tredici percento. Fra il 2000 e il 2012 la produttività è aumentata del 25 percento ma durante questo periodo il salario medio dei lavoratori è rimasto congelato.
Per quanto riguarda il salario minimo la situazione è ancora più tragica. Tenendo in conto l’inflazione e la produttività degli ultimi trent’anni il salario minimo dovrebbe essere 22 dollari l’ora invece del 7,25 stabilito dal governo federale. Parecchie città americane ed alcuni Stati hanno migliorato un po’ la situazione ma in nessuno dei casi ci si avvicina a 22 dollari l’ora.
Se i lavoratori non guadagnano abbastanza non è dunque per il poco sforzo ma per il capitalismo senza freni che ha apportato benessere solo ai ricchi. Ecco come si spiega il divario sempre crescente fra la ricca minoranza e la maggioranza in basso che stenta ad arrivare a fine mese.
Difficile capire per esempio come il manager di hedge funds (fondi speculativi) Steven A. Cohen abbia guadagnato 2,3 miliardi di dollari l’anno scorso nonostante il fatto che la sua azienda abbia dovuto pagare una multa di 1,8 miliardi per insider trading.
Se i lavoratori hanno perso terreno si deve in gran parte al fatto che il governo ha fatto ben poco per ridurre le disuguaglianze. A cominciare dal relativo blocco del salario minimo. Inoltre i freni alla giustizia economica sono stati imposti da una politica che continua a ridurre il potere dei sindacati.
Il governo dovrebbe fare di più per ridurre la disuglianza. Anche la maggioranza degli americani ce lo conferma. Il 60 percento crede che il governo dovrebbe ridurre il divario fra ricchi e poveri. Il 70 percento crede che il salario minimo dovrebbe essere aumentato a 10,10 dollari l’ora. E il 66 percento è favorevole ad aumentare le tasse agli individui con reddito superiore a un milione di dollari annui. Tutti questi cono concetti estranei all’ideologia del Partito Repubblicano.
Il candidato presidenziale Scott Walker, attuale governatore del Wisconsin, uno dei pochi che darà filo da torcere a Jeb Bush, ha dichiarato in un’intervista alla Fox News che il concetto del salario minimo “è un’idea patetica”. Come tutti i repubblicani, aumentare i salari ai ricchi mediante sgravi fiscali o agevolazioni del governo va benissimo. Se i ceti bassi non guadagnano abbastanza potranno migliorare le cose lavorando più ore.
*Domenico Maceri
Docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com).
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