di NUCCIO FAVA – Grande squallore caratterizza le vicende della politica e nelle sedi istituzionali, inevitabilmente di conseguenza nella vita dei partiti al loro interno e nei reciproci rapporti. Tutto è ridotto a tattica e propaganda, demagogia, caccia al voto in ogni direzione possibile. Ma anche con la fifa matta di non farcela e di non riuscire a centrare l’obbiettivo. Anche il dibattito sul tema ius soli non riesce a raggiungere livelli di qualità decente. Anche quando non si raggiungono punte esplicite di razzismo e di paure da aizzare, prevalgono timori per futuri possibili incidenze elettorali a favore della sinistra. Proprio mentre l’elezione di Trump ci dice il contrario e pure in quella di Obama non è stato decisivo il voto degli afro americani.
Le nostre società divengono sempre più difficili da governare perché prive di orizzonti di fiducia e di futuro. Le stesse ansie e paure profonde, a cominciare da quella del lavoro, andrebbero ascoltate e comprese e non strumentalizzate con la conseguenza della crescita di contrapposti estremismi che imbarbariscono tutta la società. A cominciare dagli asili e dalle aule scolastiche dei nostri figli, dagli oratori e dai campi di calcio. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sulla dignità di ogni persona, dopo l’immane catastrofe dell’ultimo conflitto mondiale, dovrebbero costituire base sufficiente per giungere ad una convergenza costruttiva per tutti. Come ha ricordato efficacemente il presidente Mattarella. Anche l ‘orribile vicenda Consip lascia una brutta scia maleodorante, con il presidente del Consiglio quantomeno reticente e l’intreccio di ombre inquietanti sui vertici di carabinieri e guardia di finanza. Ben oltre gli aspetti penali, l’opinione pubblica avrebbe il diritto di sapere la verità e che almeno la sua ricerca non fosse ostacolata o resa impossibile da manovre e convenienze di parte. La scissione tra le dichiarazioni e le promesse della politica con la sensibilità e l’intuito dei normali cittadini è il male peggiore che ci travaglia. Non a caso papa Francesco sta lavorando per un forte documento contro la corruzione e le mafie, anticipando che mafiosi, corrotti e corruttori devono considerarsi fuori dalla comunità ecclesiale e non c’è alcun finanziamento di processione, salamelecchi a parroci e vescovi che possano coprire questa macchia indelebile di peccato.
Il Papa ha voluto solenizzare la sua ferma condanna, rendendo omaggio a due splendide figure di sacerdoti di Bossolo e Barbiana , don Primo Mazzolari e don Milani (foto), sacerdoti intrepidi prima di tutto verso i propri ragazzi e la propria comunità nel grigiore liberticida del fascismo e nella miseria dell’Appennino toscano e nella bassa pianura padana. Difesero sempre con fermezza le proprie idee e le proprie convinzioni anche in contrasto con i loro vescovi e le autorità diocesane. Furono anche eccellenti divulgatori della Parola e della lotta all’ingiustizia e al sopruso. Il Papa li ha voluti indicare come “modello”ai sacerdoti di oggi e li ha invitati sull’esempio di don Primo e di don Milani di non perdere mai la fiducia e l’ardore della carità che sola può testimoniare agli uomini del nostro tempo la speranza e la fiducia.
Nuccio Fava
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