di NUCCIO FAVA* – Il presidente del Consiglio prosegue lungo le linee del suo programma e attraverso una chiara comprensibilità della sua impostazione sia in Italia che in sede Europea. E’ finalmente riuscito a far porre all’ordine del giorno del Parlamento e dell’esecutivo di Bruxelles il drammatico problema dei migranti, che è questione e problema non meno significativo degli altri nodi che l’Europa e i singoli Stati devono sapere affrontare. Si tratta di una grande questione non solo umanitaria ma che attraverso il superamento dell’accordo di Dublino e la ricollocazione in modo equilibrato e solidale ha riflessi non secondari nelle stesse politiche sociali ed economiche di tutta l’Europa.
Del resto la stessa drammatica emergenza della pandemia ha messo fortemente in luce che senza scelte coraggiose e coerenti con i valori fondanti della cooperazione e della solidarietà reciproca delle istituzioni e degli Stati europei ci si ritrova nell’irrilevanza a partire dalla fondamentale area del Mediterraneo, che ovviamente non può riguardare solo l’Italia.
Dunque il presidente Draghi altro che “capo di governo tecnico”, come alcuni si ostinano ancora a considerarlo, nella sua conferenza stampa di illustrazione della nuove misure contro il covid ha ulteriormente esplicitato il panorama parlando di un impegno per l’Italia del futuro con al centro il dovere, nei confronti delle nuove generazioni, di una ripresa economica che rilanci ripresa e occupazione, dando spazio prioritario alle donne e alla loro valorizzazione non solo nel ruolo familiare ma soprattutto nel campo del lavoro e del miglioramento e della parificazione nei gradi alti degli uffici e di tutte le attività di ricerca e di livelli gerarchici nelle amministrazioni pubbliche e private. Con coerente stile istituzionale, infine, ha chiarito che non è sua intenzione in alcun modo intervenire nel dibattito sulle scelte del capo dello Stato, il quale è il solo, se lo desidera, a poterne parlare. Implicitamente è un modo ineccepibile istituzionalmente di respingere ogni tentativo di tirarlo in ballo circa il futuro e la durata della legislatura, problema importante e a sicura scadenza per il settennato di Mattarella. ma che spetterà al presidente della Repubblica valutare in ragione delle posizioni delle forze politiche e delle scelte del Parlamento, che comunque sarà composto in modo molto diverso dopo il referendum costituzionale che ne ha ridotto il numero di deputati e senatori.
Per quanto riguarda la posizione dei partiti, appaiono tutti ricondotti a ragionevolezza, anche se non mancano difficoltà e disaccordi all’interno dei diversi schieramenti . Lo stesso onorevole Letta non ha ottenuto grande accoglienza con la sua proposta di una trattenuta maggiore sulle successioni dei redditi più alti, da destinare ai diciottenni. Proposta che Draghi ha ritenuto intempestiva, da affrontare eventualmente nel quadro di una riforma fiscale complessiva.
Resta poi precario quanto e più di prima il rapporto del Pd con i 5stelle, che, a partire dalle scelte dei sindaci, costringono il designato leader Conte a faticosi equilibrismi. A sua volta il capo leghista continua a ostentare spavalda sicurezza, ma emergono sottilmente posizioni articolate tra i suoi uomini di punta e restano le incomprensioni non semplici con i Fratelli d’Italia, aggravate dal contrasto sulla presidenza del Copasir.
Insomma l’impressione è che le forze politiche restino avvinghiate al proprio ombelico senza approfittare di quella che potremmo definire la tregua offerta dall’esperienza Draghi per guardarsi a fondo al proprio interno e riesaminare gli errori commessi per dar vita ad un rinnovamento e ad una rivilitizzazione programmatica e politica di cui dovrebbero avvertire un urgente bisogno.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione GiornalistiEuropei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorali Rai
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