Il 28 gennaio l’aula del Senato esaminerà il ddl Cirinnà (Pd) sulle unioni civili. Incertezze e critiche si allargano nella maggioranza. Ed ora arrivano – secondo quanto sostiene Repubblica – anche le riserve del capo dello Stato, il quale farebbe rilevare che equiparare le unioni civili al matrimonio mette a rischio la costituzionalità delle legge Cirinnà. Perchè – sarebbe il parere di Mattarella – il riferimento da tener presente è la sentenza della Corte Costituzionale del 2010, nella quale si ribadiva che “la nozione di matrimonio, a parere dei costituenti, stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi debbono essere di sesso diverso”.
“Ora – sostiene il capogruppo del Pd, Zanda – si preparano emendamenti per rendere il testo della legge sulle unioni civili compatibile con quella sentenza, riducendo i rimandi agli articoli del codice civile sul matrimonio”
Insomma Renzi deve affrontare un triplo fronte: 1) le critiche del Ncd, alleato di governo; 2) le contestazioni di parte del Pd; 3) i dubbi del presidente della Repubblica. Oltre ai senatori cattolici del Ncd, anche una parte di quelli del Pd (ma riserve ci sono anche tra i laici), bocciano la riforma. Pesano anche le critiche dei vescovi italiani. Il presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Bagnasco, ha definito la proposta di legge Cirinnà “una grande distrazione del Parlamento rispetto aio vari problemi dell’Italia” e ha confermato il suo sostegno alla manifestazione indetta per il 30 gennaio per opporsi a questa legge.
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