Due sorelle e il fidanzato di una delle due arrestati in provincia di Brescia con l’accusa di aver ucciso la mamma di cui avevano denunciato la scomparsa

Una donna scomparsa da casa l’8 maggio scorso sarebbe stata uccisa in una sorta di congiura ordita dalle due figlie e dal fidanzato di una delle due. Questa l’ipotesi formulata dalla Procura della Repubblica di Brescia sulla base delle indagini dei carabinieri della compagnia di Breno. Perciò stamattina i militari hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip, nei confronti di due sorelle di 26 e 19 anni, figlie di Laura Ziliani, ex vigilessa, scomparsa da Temù, nonché  del fidanzato della sorella maggiore.

Le indagini avrebbero evidenziato numerose anomalie nel  racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la  Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del  malore in montagna che avrebbe colpito Laura Ziliani. Perciò, a fine giugno, i tre  erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di  omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la  vittima, e di occultamento di cadavere.

“Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini” scrive ora il gip Alessandra Sabatucci nell’ordinanza di custodia cautelare di due delle tre figlie di Laura Ziliani e del fidanzato della maggiore. Secondo gli inquirenti il movente sarebbe di natura economica: “I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”,  scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare a carico delle due figlie della vittima, Silvia e Paola Zani, e del fidanzato della maggiore di loro, Mirto Milani, finiti in carcere per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.

Le indagini, condotte dai carabinieri di Breno sotto il coordinamento della procura di Brescia, hanno fatto emergere che il cadavere della donna è stato conservato “in un luogo riparato che ne ha rallentato il deterioramento”. In pratica Laura Ziliani “non è morta nel luogo dove il suo cadavere è stato rinvenuto”. Il che esclude l’ipotesi “che la Ziliani sia stata vittima di un evento accidentale”.

Le figlie di Laura Ziliani, rispettivamente impiegata e studentessa, sono state arrestate assieme al fidanzato della maggiore, uno studente universitario 27enne residente in provincia di Bergamo.

Erano state proprio le due figlie a dare l’allarme quella mattina, verso le 12, contattando il 112 e segnalando il mancato rientro della loro mamma, uscita di casa intorno alle 7 per andare a fare una passeggiata nella frazione di Villa Dalegno. La donna sarebbe dovuta rientrare verso le 10, per poi andare con le figlie alla discarica a disfarsi di vecchi materassi. Poco dopo la segnalazione della scomparsa, un vasto dispositivo di soccorritori composto da personale dei carabinieri, del soccorso alpino e dei vigili del fuoco, oltre che numerosi volontari, aveva battuto palmo a palmo il luogo della presunta scomparsa, senza rinvenire il corpo dell’impiegata, esperta conoscitrice di quei luoghi.

Fin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina. Ad aggravare il quadro e a convincere ancora meno gli inquirenti circa l’ipotesi della scomparsa è stato, nella tarda mattinata del 23 maggio, il ritrovamento della scarpa che la donna – a dire delle due figlie – indossava la mattina verso le 7, quando sarebbe uscita di casa per fare la passeggiata. La scarpa, infatti, è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la signora Ziliani. Sempre nel fiume Fumeclo, poco distante dall’abitazione della donna, agli inizi di giugno scorso, era stato rinvenuto un jeans femminile rovesciato, compatibile con quello che – secondo il racconto delle figlie – la Ziliani avrebbe indossato la mattina della scomparsa. Infine è stata rinvenuta anche la seconda scarpa della signora Ziliani che, per come emerso dalle indagini, è stata collocata nel luogo del rinvenimento al fine di depistare le attività investigative.

Il rinvenimento del cadavere della Ziliani lungo la pista ciclabile di Temù, avvenuto nella tarda mattinata dell’8 agosto, ha ulteriormente alimentato il quadro indiziario. Passeggiando lungo le rive del fiume Oglio, un bambino aveva notato il corpo di una donna in stato di decomposizione, non riconoscibile in volto, parzialmente nascosto tra i rami e le foglie, verosimilmente accumulatesi a seguito dell’esondazione del fiume.  La donna indossava solo una canottiera e degli slip, abbigliamento incompatibile con la ricostruzione fornita dagli arrestati. Gli orecchini in oro giallo e una cisti presente sul piede destro avevano portato a ritenere che il corpo fosse proprio quello di Laura Ziliani. La definitiva conferma è giunta dalla comparazione del Dna, eseguita presso l’Istituto di Medicina Legale di Brescia. In sede di esame autoptico, il medico legale non ha rilevato segni di lesioni esterne. Inoltre il corpo non presentava tracce compatibili con una lunga permanenza in acqua: l’ipotesi investigativa è che possa essere stato occultato in un ambiente le cui caratteristiche hanno rallentato il processo di trasformazione e decomposizione.

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