E’ morto a Roma, dove era nato 93 anni fa, Alberto Mieli, il più anziano degli ex deportati di Auschwitz. Nel suo libro “Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa”, pubblicato nel 2015, aveva scritto: «Non c’è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere».
Mieli era stato cacciato dalle scuole in applicazione delle leggi razziali in vigore durante il fascismo, poi, catturato dalla Gestapo, era stato deportato prima nel campo di Fossoli e poi deportato a Auschwitz Birkenau non ancora ventenne. Sul braccio aveva marcato il numero 180060. Conosciuto da tutti come “Zi Pucchio”, era stato uno dei testimoni più attivi nel raccontare la Shoah in Italia. Nel 2015 era stato insignito dall’Università di Foggia della laurea honoris causa in Filologia, letteratura e storia.
«In questi anni è stato un punto di riferimento per tanti studenti nel tramandare il valore della Memoria», ha scritto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha scritto: «Uno dei testimoni più attivi nel raccontare la Shoah in Italia ci ha lasciato: @Roma si stringe alla famiglia e ricorda Alberto Mieli, da tutti conosciuto come ‘Zi Pucchio’, catturato dai fascisti e dalla Gestapo e deportato ad Auschwitz Birkenau». La deputata di Forza Italia Mara Carfagna ha detto: «Se n’è andato Alberto Mieli, uno degli ultimi sopravvissuti all’inferno di Auschwitz. Ho avuto il grande privilegio di conoscerlo e di ascoltare la sua storia. Abbiamo il dovere di non dimenticarla».
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