E’ morto stanotte a Roma Emanuele Macaluso, figura storica del Partito comunista e della Sinistra italiana. Era ricoverato all’ospedale Gemelli per problemi cardiaci aggravati dai postumi di una caduta. Nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924, fu esponente del Pci sin dai tempi della clandestinità e venne chiamato da Palmiro Togliatti alla Segreteria, divenendone uno tra i più giovani componenti. Il 1° maggio del 1947 fu tra i testimoni della strage di Portella della Ginestra, dove il bandito Salvatore Giuliano sparò contro la folla uccidendo 11 lavoratori e ferendone molti altri. Nel 1982 divenne direttore del quotidiano “l’Unità”. Presente su Facebook con la sigla “EM.MA in corsivo” ha scritto il 21 ottobre scorso il suo ultimo articolo. (leggilo più avanti).
Cordoglio in Senato. L’Aula del Senato – prima di ascoltare l’intervento del presidente Conte nel dibattito sulla fiducia per il suo governo – ha osservato un minuto di silenzio in memoria di Emanuele Macaluso. Il momento di raccoglimento è stato seguito da un applauso unanime dell’Assemblea in piedi. “Mi associo, a nome del governo, a questo ricordo del senatore Macaluso – ha detto Conte – credo che anche chi non ne ha condiviso le idee politiche possa condividere che è stato un grande protagonista della vita politica e culturale italiana”.
Anche il presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli, ricorda Macaluso così: «”Se non scrivo i miei pensieri mi sento morire”, ripeteva. E così Emanuele Macaluso ha lavorato, riflettuto, fino alla fine dei suoi giorni. Diciamo addio a un pezzo importante di storia della sinistra italiana. Storia politica, culturale, ideale nel senso più nobile della parola».
Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: «Ho incontrato Macaluso solo negli ultimi anni della sua vita, apprezzando lo straordinario esempio di cultura, ironia, vis polemica. Un grande siciliano, una perdita per la sinistra italiana».
Il ministro della Salute Roberto Speranza: «Mi mancherà Emanuele Macaluso. Un uomo di rara intelligenza, impegnato fino all’ultimo a dare la sua lettura del mondo e dell’Italia. Un pezzo di storia della Repubblica che ci lascia».
Il vice segretario del Pd Andrea Orlando: «Ciao Emanuele, ciao compagno, ciao maestro. Sei stato quello che dovrebbe essere sempre la sinistra, popolo e pensiero, indignazione e speranza, riscatto e realismo. Le parole e la politica sono state le tue armi per cambiare il mondo e tu puoi dire che hai saputo cambiarlo».
*Chi lo ebbe come direttore de l’Unità lo ricorda come colui che “sfrondava le questioni andando al nocciolo. Riusciva sempre a cogliere l’intima essenza delle cose e poi su quello era capace di costruire la polemica, il confronto, la riflessione con mirabile arguzia e profondità“.
L’articolo di Walter Veltroni sul “Corriere”
IL CONFRONTO CHE CI SERVE
Sul Corriere della Sera Macaluso il 21 ottobre 2020 scriveva: “Se in questo momento drammatico per l’Italia governo e opposizione trovassero, nel rispetto dei ruoli, uno strumento di permanente consultazione e condivisione delle scelte fondamentali? Ci sono contingenze, nella storia di un Paese, in cui le ragioni di parte dovrebbero essere superate dagli interessi generali”. Veltroni dice cose giuste, ma a me pare che parli come se ci fossero ancora Togliatti, De Gasperi, Moro, Nenni, Berlinguer, La Malfa. Oggi quel mondo non c’è più. Guardando ai protagonisti che sono sul campo, gli auspici di Veltroni non sembrano possano avere uno sbocco reale e positivo.
Questo non significa che non bisogna lavorare e operare per superare il clima politico attuale e i rapporti che ci sono tra le forze politiche che appaiono lontane non solo nei loro interessi ma nella visione stessa della vita politica. L’auspicio di Veltroni di vedere, in questo momento drammatico, il governo e l’opposizione costruire uno strumento di consultazione e condivisione delle scelte fondamentali, sembra senza sbocco.
Quel che, invece, potrebbe essere possibile è avviare un dibattito tra le forze politiche, e all’interno stesso dei partiti, per valutare la situazione italiana e mondiale. A questo fine, trovare il modo di avviare un confronto pubblico coinvolgendo anche gli strati intellettuali e manageriali che hanno responsabilità sociali, e anche i sindacati. Bisogna cercare una vita d’uscita.
È ormai evidente che il governo attuale, con tutta la buona volontà del suo presidente, non è in grado di guidare l’Italia in ore difficili come queste. Occorre, quindi, una maggiore convergenza di forze diverse, per trovare soluzioni possibili sul piano economico, sociale e anche su come affrontare la pandemia. Mi pare che non vi sia un’azione adeguata al cospetto della crisi. Occorre una maggiore consapevolezza per radunare le forze che possono dare un contributo e maggiore certezza al domani del Paese.
Vorrei sollecitare il Pd ad avere un’iniziativa su questo fronte dato che, in questa fase, sembra che amministri solo l’esistente e non costruisca il futuro».
Commenta per primo