Prima il lutto nel mondo della musica, poi l’ansia di capire il perché e il come della morte di Prince. Servirà l’autopsia a far luce sulla sua fine improvvisa? Dai rapporti dei medici legali emerge che sulle prime non si sapeva neanche chi fosse quell’uomo trovato in fin di vita nell’ascensore della villa di Prince Rogers Neslon, a Minneapolis. Inutili i tentativi di rianimarlo: quell’uomo che è stato un mito è stato dichiarato morto alle 10.07 di ieri, giovedì 21 aprile.
Secondo “molteplici fonti” l’ormai famoso atterraggio d’emergenza di sei giorni fa non fu dovuto a un malore collegato a una forma influenzale, come dichiarato dal portavoce, ma piuttosto a una overdose di oppiacei, per il quale il cantante fu ricoverato d’urgenza in ospedale e trattato da un équipe medica specializzata. Lo scrive il sito Tmz, che per primo ha dato la notizia della morte del cantante, la cui fine venne comunicata da alcune telefonate ambigue arrivate alla polizia e all’ospedale, senza che nemmeno venisse detto di era quella persona priva di sensi dentro un ascensore.
Per oltre trent’anni Prince Rogers Nelson è stato uno dei più talentuosi, prolifici e ingovernabili artisti della musica mondiale. Era nato il 7 giugno 1958. Cantante, musicista, attore, regista e produttore, il genietto di Minneapolis dalla fine degli anni Settanta ha frequentato e sapientemente mixato i più svariati generi musicali: dal soul al funk, passando con disinvoltura al jazz, al pop e al rock psichedelico, conquistandosi una folta schiera di fedelissimi fan che seguono ossessivamente le sue gesta, impegni e intemperanze. Un talento omaggiato niente di meno che da Miles Davis, che con Prince ha collaborato in diversi momenti, paragonandolo a Duke Ellington (e facendo infuriare Wynton Marsalis).
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