E’ morto Raffaele Pisu: ha attraversato con successo tutte le forme di spettacolo. Da giovanissimo partigiano fu anche deportato dai nazisti

Si è spento all’età di 94 anni un attore che è stato per molti anni uno dei più popolari comici italiani, Raffaele Pisu. Da tempo era ricoverato nell’hospice di Castel San Pietro Terme (Bologna). 

Nato a Bologna il 5 maggio del 1925, era anche un decano del doppiaggio e della conduzione radiofonica e televisiva nell’Italia, un campo in cui aveva iniziato sul dall’immediato dopoguerra; poi è venuto il successo televisivo con trasmissioni di grande successo come “L’amico del giaguaro”, “Ma che domenica amici” e “Senza rete», ottenendo grandi ascolti con il celebre pupazzo  «Provolino». Ex partigiano (durante la guerra venne imprigionato per 15 mesi in un campo di concentramento tedesco), fu uno dei protagonisti del capolavoro cinematografico “Italiani brava gente” di Giuseppe De Santis, del 1965, presentato in versione restaurata all’ultima Festa del Cinema di Roma. Nel 1989 si fece conoscere dalle nuove generazioni di telespettatori conducendo “Striscia la notizia” su Canale 5 insieme a Ezio Greggio.

Al cinema – dove ha lavorato in 37 film – tornò con “Le conseguenze dell’amore” del futuro Premio Oscar Paolo Sorrentino nel 2004, mentre la sua ultima apparizione da protagonista è stata nella commedia noir “Nobili bugie” del 2018 accanto a Claudia Cardinale e Giancarlo Giannini con il figlio Antonio Pisu alla regia e il figlio naturale, scoperto solo pochi anni prima, Paolo Rossi come produttore con la Genoma Films (nata proprio dopo questo incontro).

I figli Antonio Pisu e Paolo Rossi Pisu esprimono il proprio dolore per la scomparsa del padre – un grande maestro e talento immenso – e annunciano che la salma verrà portata a Imola, dove si terrà un ultimo saluto a Raffaele.

Antonio Pisu ha pubblicato su Facebook un post con la foto di lui bambino con i genitori: «Eravamo proprio belli tutti e tre insieme. Abbiamo riso, sperato, sperperato e goduto. Insieme. Sempre.  Grazie per avermi reso per sempre quel bambino con un sacco di avventure stupende da raccontare vissute insieme al suo papà. Quella felicità però me la ricordo ancora troppo bene e muoio dalla paura di non ritrovarla mai piú».

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