Oggi all’Università la Sapienza viene dato l’ultimo addio a Stefano Rodotà dopo che alla salma è stato tributato l’omaggio nel palazzo di Montecitorio sabato e domenica come era doveroso per un uomo la cui morte rappresenta una grave perdita per la cultura, per la politica e per la democrazia italiana.
Giurista, politico, accademico, più volte parlamentare. Una grande perdita per la cultura e per la politica. Aveva 84 anni. Era nato a Cosenza il 30 maggio 1933.
Dal 1997 al 2005 è stato il primo Garante della privacy per la protezione dei dati personali. Nel 2013 Rodotà è stato candidato, non eletto, per l’elezione a Presidente della Repubblica: è stato votato dal Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà, alcuni parlamentari del Pd.
Il presidente Sergio Mattarella in un messaggio alla famiglia ne ricorda “le alti doti morali e l’impegno di giurista insigne, di docente universitario, di parlamentare appassionato e di prestigio e di rigoroso garante della Privacy. La sua lunga militanza civile al servizio della collettività è stata sempre contrassegnata dalla affermazione della promozione dei diritti e della tutela dei più deboli”
“Ricordo Stefano Rodotà grande giurista, intellettuale di rango, straordinario parlamentare. Una vita di battaglie per la libertà”, scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Il presidente del Senato Pietro Grasso sulla sua pagina Facebook Lo ricorda così: “Ha dato moltissimo al nostro Paese. Ho avuto tante volte l’occasione di incontrarlo e confrontarmi sul tema dei diritti, a lui particolarmente caro e al quale ha dedicato decenni di impegno: ne ricordo l’intelligenza vivace e la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi profondamente complessi. Ci mancherà”.
LA BIOGRAFIA
Stefano Rodotà era nato il 30 maggio del 1933 a Cosenza da una famiglia originaria di San Benedetto Ullano, laudìreandosi nel 1955, comune della minoranza albanese residente in Calabria, da una famiglia che ha annoverato, fra il 17° e il 18° secolo intellettuali e religiosi. Si era trasferito a Roma dopo il liceo, laureandosi in giurisprudenza. Dopo la laurea entrò a far parte della squadra di assistenti del professore di Diritto amministrativo Rosario Nicolò.
Dopo essere stato iscritto al Partito Radicale di Mario Pannunzio, rifiuta nel 1976 e nel 1979 la candidatura nel Partito Radicale di Marco Pannella. È eletto deputato nel 1979 come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, diventando membro della Commissione Affari Costituzionali. Nel 1983 viene rieletto e diventa presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente.
Deputato per la terza volta nel 1987, viene confermato nella commissione Affari Costituzionali e fa parte della prima Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Nel 1989 è nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal PCI di Achille Occhetto e successivamente, dopo il XX Congresso del partito comunista e la svolta della Bolognina, aderisce al Partito Democratico della Sinistra, del quale sarà il primo presidente del Consiglio nazionale,[3] carica che ricoprirà fino al 1992.
Nell’aprile del 1992 torna alla Camera dei deputati tra le file del PDS, viene eletto vicepresidente e fa parte della nuova Commissione Bicamerale.
Nel maggio del 1992 in qualità di vicepresidente della Camera sostituisce il presidente Oscar Luigi Scalfaro alla presidenza del Parlamento convocato in seduta comune per l’elezione del presidente della Repubblica: Scalfaro, che prevedeva l’elezione al Quirinale, aveva infatti preferito lasciare lo scranno della presidenza. Nel 1994, al termine della legislatura durata solo due anni, Rodotà decide però di non ricandidarsi, preferendo tornare all’insegnamento universitario.
Nel 2007 partecipa a una Commissione Ministeriale istituita al fine di dettare una nuova più moderna normativa del Codice Civile in materia di beni pubblici. Questa commissione voluta da Clemente Mastella e presieduta da Stefano Rodotà ha presentato in Senato un disegno di Legge Delega[4][5] che però non è mai stato discusso.
Dal 1983 al 1994 è stato membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Sempre in sede europea partecipa alla scrittura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Dal 1997 al 2005 è stato il primo Garante per la protezione dei dati personali, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione europea. È stato inoltre componente del gruppo europeo per l’etica delle scienze e delle nuove tecnologie e presidente della commissione scientifica dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali.
Rodotà è stato candidato a Presidente della Repubblica Italiana del 2013. È stato votato dal Movimento 5 Stelle (che lo ha proposto dopo una votazione in rete tra i suoi iscritti), da Sinistra Ecologia Libertà e da alcuni parlamentari del Partito Democratico.
In seguito ad alcune critiche del giurista alla conduzione dirigenziale del Movimento 5 Stelle, fu definito da Beppe Grillo «ottuagenario miracolato dalla rete». In seguito, in un’intervista a La7, Grillo si scusò spiegando che il termine se lo sarebbe dato ironicamente Rodotà stesso in una telefonata e che lui si sarebbe limitato a riportarlo sul suo blog ma in modo linguisticamente ambiguo.
Il 29 novembre 2010 ha presentato all’Internet Governance Forum una proposta per portare in Commissione Affari Costituzionali l’adozione dell’articolo 21-bis, che recitava: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale“.
Nei confronti del mondo di internet Rodotà ha assunto posizioni di tipo libertario, implementando le sue idee sui media in diversi ambiti quali: Internet Governance Forum dell’Onu, all’Unesco, al Parlamento europeo.[17]
Nell’ottobre 2014 presiede la commissione parlamentare “Internet, bill of rights”[18], incaricata di redigere i principi generali della comunicazione via Internet, come indirizzo per le leggi italiane in materia e come spunto nel dibattito internazionale.
La carriera accademica. Ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma, dove è stato professore ordinario di diritto civile e dove gli è stato conferito il titolo di professore emerito.
Ha insegnato in molte università europee, negli Stati Uniti d’America, in America Latina, Canada, Australia e India. È stato professore invitato presso l’All Souls College di Oxford e la Stanford School of Law. Ha insegnato presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne e ha collaborato con il Collège de France. Ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Michel de Montaigne Bordeaux 3 e dall’Università degli Studi di Macerata. È presidente del consiglio d’amministrazione dell’International University College of Turin.
Ha fatto parte del comitato dei garanti del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino.
Dal 2013 era titolare del corso di Bioetica presso la Scuola di studi superiori dell’Università degli Studi di Torino.
I suoi contributi maggiori sono soprattutto in diritto costituzionale, soprattutto nel rapporto tra i diritti costituzionali fondamentali e quelli relativi alle tecnologie dell’informazione, fino dagli anni della loro prima applicazione in Italia nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Diversi studi del Rodotà si sono focalizzati sul tema della privacy delle informazioni digitalizzate dei cittadini.
È stato socio onorario dell’associazione Libera Uscita, che si occupa della depenalizzazione dell’eutanasia.
È stato Presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso[21] e dal 2008 ha diretto, in qualità di responsabile scientifico, il Festival del diritto di Piacenza.
In campo editoriale ha diretto ‘Il diritto dell’agricoltura‘ e le riviste ‘Politica del diritto‘ e ‘Rivista critica del diritto privato‘. Ha collaborato a diversi giornali e riviste, tra i quali Laboratorio politico, Il Mondo, Nord e Sud, Il Giorno, Panorama, il manifesto, l’Unità. Ha collaborato dalla fondazione con il quotidiano La Repubblica.
Camera ardente sabato 24, dalle ore 16 a Montecitorio. Rimarrà aperta anche domenica.
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