La sinistra torna al governo in Danimarca dopo quattro anni, promettendo di mantenere la linea dura sull’immigrazione. I populisti xenofobi crollano, in controtendenza rispetto ad altri paesi europei, dopo l’exploit del 2015. E’ questo l’esito delle elezioni parlamentari nel Paese scandinavo, con la 49enne leader socialdemocratica Mette Frederiksen (nella foto), che si appresta a diventare il primo ministro più giovane nella storia del suo Paese.
Il premier uscente danese, il conservatore Lars Loekke Rasmussen, ha ammesso la sconfitta alle elezioni e annunciato le dimissioni. Il voto ha premiato i socialdemocratici guidati da Frederiksen che si confermano primo partito con il 26%, pur perdendo lo 0,3% rispetto alle elezioni del 2015. Ma, al contrario di quattro anni fa, questa volta potranno contare sul sostegno di altre forze di sinistra in crescita per raggiungere la maggioranza di 90 seggi su 179.
Guadagna voti invece il Partito liberale del premier uscente Lars Loekke Rasmussen, che arriva al 23,4% (+3,9% rispetto al 2015), ma non gli alleati del blocco conservatore. In particolare, il partito dell’Alleanza liberale ottiene il 2,3%, con il leader e attuale ministro degli Esteri Anders Samuelsen che non entrerà nel nuovo Parlamento.
I populisti xenofobi del Partito del popolo danese infine precipitano dal 21,1% all’8,8 (e da 37 a 16 seggi). Entra invece con 4 seggi in parlamento la Nuova Destra, fondata dall’architetto Pernille Vermund.
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