L’elettorato francese ha smentito le previsioni della vigilia nei ballottaggi delle elezioni legislative ridimensionando drasticamente il successo attribuito dai sondaggi al partito del presidente Macron, “En marche”, e facendo registrare anche un netto calo dei votanti: è andato alle urne soltanto il 46% del corpo elettorale. Dunque, contro le previsioni che attribuivano ai candidati di Macron da 400 a 470 deputati, le urne gliene hanno attribuiti 350, che rappresentano pur sempre la maggioranza dell’Assemblea nazionale, ma in dimensioni ben più contenute. Al tempo stresso i Républicains (cioè la destra) restano in piedi con 136 deputati, e i socialisti, benché decimati, non scompaiono come si ipotizzava. Nel nuovo parlamento ce ne saranno una cinquantina, anche se il segretario, Jean-Christophe Cambadelis, non ha atteso neppure le prime proiezioni per dimettersi. Marine Le Pen – nonostante il Front National non conquisti neppure i 15 deputati necessari per formare un gruppo parlamentare – riesce laddove per due volte aveva fallito, ed entra in Parlamento insieme con il compagno, Louis Aliot. Resta fuori il suo avversario interno, il vicepresidente Florian Philippot. L’impresa di formare un gruppo riesce invece ai radicali di sinistra di Jean-Luc Melenchon, che avranno una trentina di rappresentanti.
Vittoria personale per l’ex primo ministro Manuel Valls, rieletto in Parlamento dopo aver rifiutato di schierarsi per il candidato ufficiale all’Eliseo dei socialisti, Benoit Hamon, e aver offerto collaborazione a En Marche! di Emmanuel Macron. Valls ha annunciato, fra applausi e contestazioni, di aver battuto Farida Amrani, candidata de La France Insoumise, di soli 139 voti ad Evry, alle porte di Parigi.
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