ELEZIONI REGIONALI / Sia nel Lazio che in Lombardia ha stravinto il partito dell’astensionismo: solo il 40% degli elettori è andato alle urne. In Lombardia riconfermato Fontana, nel Lazio ha vinto Rocca

Alle elezioni regionali che si sono svolte in Lombardia e nel Lazio il partito vincitore è stato quello di coloro che non sono andati a votare: l’affluenza alle urne è stata infatti appena del 40% di coloro che avevano diritto al voto  con l’ulteriore aggravante che le giornate di votazione sono state due contro l’unica giornata delle consultazioni precedenti. Quindi per dare una valutazione dell’esito della consultazione svoltasi domenica e lunedì scorsi bisogna partire da questo dato, che è allarmante in linea generale e lo è soprattutto per i partiti che sono all’opposizione rispetto al governo di destra perché ciò significa che le scomposte lacerazioni avvenute alla vigilia del voto hanno allontanato dalle urne coloro che non sono a favore dei partiti che sorreggono al governo Meloni, ma anche una parte di coloro che (pur avendo simpatie per la precaria coalizione che sostiene il governo Meloni) nutrono dubbi sulla prospettiva di appoggiarli.

Quindi – alla luce dell’esito complessivo di questa consultazione regionale – sono giustificati sia i trionfalismi dei vincitori in entrambe le regioni sia l’avvilimento degli sconfitti, che però debbono trarne un severo  insegnamento, a cominciare dalla necessità di convincersi  di un dato fondamentale: che gli elettori non digeriscono, anzi condannano, le posizioni ambigue, le alleanze di comodo o addirittura contrastanti da una regione all’altra, come è accaduto in maniera sconcia tra il Pd e i Cinquestelle, che hanno avuto comportamenti opposti nelle due regioni (alleati in Lombardia e antagonisti nel Lazio, dove il Pd ha ceduto alle lusinghe di un voltagabbana come Calenda, che, ricordiamolo, si face eleggere all’Europarlamento nella lista Pd e il giorno dopo si dimise dal partito).

In definitiva l’anomalia di questa consultazione elettorale ha comunque dimostrato una cosa: in un paese come l’Italia ogni consultazione elettorale,  anche parziale e anche solo di carattere amministrativo,  risente sempre dei riflessi della politica nazionale. E perciò esige dai partiti coerenza dei comportamenti politici generali. (e. s.)

IN SINTESI I RISULTATI NELLE DUE REGIONI

Lombardia – Il riconfermato governatore Fontana, con oltre il 50% dei voti, esponente della Lega, si afferma con oltre 20 punti percentuali in più rispetto al candidato di Partito democratico e Movimento 5 stelle, Pierfrancesco Majorino. Al terzo posto la candidata del Terzo polo, Letizia Moratti. L’ex vice di Fontana ha raccolto poco più del 9% dei consensi, molto sotto le aspettative della vigilia. La quarta ed ultima candidata in corsa, Mara Ghidarzi, sostenuta dalla lista “Unione Popolare”, ha raccolto poco più dell’1% dei voti.
Lazio – Francesco Rocca passa dalla presidenza nazionale della Croce rossa Italiana a quella della Regione Lazio, con il 50% dei consensi. Ha oltre 14 punti percentuali in più rispetto al candidato di Partito democratico e Terzo polo, Alessio D’Amato, ex assessore alla Sanità nella Giunta regionale guidata da Nicola Zingaretti. Donatella Bianchi, candidata del Movimento 5 stelle e del Polo progressista, si ferma a poco più dell’11%, risultato in deciso calo rispetto alle aspettative. In corsa, nel Lazio, altri due candidati alla presidenza: Sonia Pecorilli per il Pci e Rosa Rinaldo per “Unione Popolare”. Per entrambe solo l’1% dei consensi.

 

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