ESCLUSIVA L’ALTROQUOTIDIANO/ Mostro di Firenze, abbiamo ricevuto una lettera di appello alla Procura di Firenze da parte di un parente delle vittime che chiede giustizia: “Aprite gli archivi, il nome del serial killer è nelle carte. C’è una pista molto interessante ma sono restii a percorrerla”. Il riferimento è al cosiddetto “Rosso del Mugello” su cui indaga da tempo il consulente di parte Paolo Cochi

di FABIO CAMILLACCI/ Nuovo capitolo nella lunga vicenda del Mostro di Firenze: il serial killer che insanguinò la Toscana tra il 1968 e il 1985 con 8 duplici omicidi. Un parente di una delle povere 16 vittime, dopo aver chiesto attraverso il suo legale, l’avvocato romano Alessio Tranfa, la riapertura delle indagini inviando delle memorie e delle relazioni, ha deciso di lanciare un disperato appello alla Procura fiorentina attraverso l’Altroquotidiano: “Aprite gli archivi, il nome del mostro è nelle carte “.

Il grido di dolore. Questa persona, parente di una delle 6 vittime del Mostro che non hanno avuto un giudicato processuale, ci ha scritto una lettera in cui si legge: “Sono passati ormai 3 anni dai ripetuti dinieghi della Procura di Firenze e ancora oggi ci impedisce di fare indagini, non permettendo di accedere agli atti e ai reperti”. Per una serie di motivi questa persona ci ha chiesto di restare anonima e non svelare la sua identità (nella foto: la lettera che abbiamo ricevuto).

Come dargli torto? Infatti, caso unico in Italia tra i tanti cold case, in cui non è mai stato consentito di accedere agli atti di indagine e ai reperti ai legali dei familiari delle vittime. Tutto è archiviato, ma, i vari procuratori che si sono succeduti, non hanno mai permesso agli avvocati e ai familiari di accedere alla documentazione di indagine.
Quasi fosse posta una secretazione degli atti, che nella realtà, però, non c’è mai stata ufficialmente.

Il resto della lettera appello. Lo stesso parente di una delle vittime del Mostro di Firenze poi aggiunge: “C’è una pista molto interessante ma sono restii a percorrerla. A me interesserebbe approfondire per dare finalmente giustizia alle vittime senza giudicato. Credo che sia giunto il momento di aprire gli archivi con i documenti e i reperti”.

Il riferimento è alla famosa pista del “Rosso del Mugello” di cui da tempo scriviamo su l’Altroquotidiano. Dunque, dopo l’inchiesta televisiva suggerita dal consulente di parte, documentarista e scrittore Paolo Cochi e realizzata su RAI 3 nella trasmissione “Far West” condotta da Salvo Sottile, un altro parente delle vittime ha deciso di approfondire con il suo avvocato, portando elementi di indagini difensive, relazioni e testimonianze in Procura.

Il “Rosso del Mugello” sotto la lente d’ingrandimento. Vi è, infatti, una richiesta specifica di ricerca e confronto di DNA su un vecchio sospettato, entrato solo a margine dell’inchiesta. Un sospettato che non era nella lista dei ricercati della SAM, la Squadra Anti Mostro e che a detta degli stessi familiari lavorava con l’ex Procuratore Piero Luigi Vigna di cui sarebbe stato anche amico. A breve, il prossimo capitolo.

 

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