Clamoroso fermo, su ordine della Procura di Palermo, di un membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, noto per essersi impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Si tratta di Antonello Nicosia, sospettato, insieme con altre 4 persone, di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, con Nicosia, è finito anche il capomafia di Sciacca Accursio Dimino.
Ma nella vicenda si trova coinvolta – poi si vedrà sulla base di quali elementi – anche la deputata molisana di Leu Giuseppina Occhionero (recentemente passata a “Italia Viva” di Renzi), di cui Nicosia risulta collaboratore, il che gli ha consentito di incontrare diversi boss detenuti in istituti di pena di alta sicurezza, come quello di Tolmezzo. La deputata sarà perciò sentita dai pm di Palermo come testimone.
Il Nicosia risulta figura nota agli inquirenti per le intercettazione alle quali era da tempo sottoposto. Nei suoi colloqui avrebbe più volte definito il boss Matteo Messina Denaro “il nostro Primo ministro”. Non sapendo di essere intercettato, l’esponente Radicale parlava della “Primula rossa” di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela del più noto ricercato di mafia, dicendo “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)“.
Secondo la Procura, Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini. Infatti poteva avere incontri con padrini mafiosi in carcere nella veste di accompagnatore della deputata Occhionero, che è anche avvocato. E se ne vantava con i suoi interlocutori nelle conversazioni registrate dagli inquirenti, ricordando che in qualità di accompagnatore di una parlamentare non era soggetto a permessi.
Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società con il boss di Sciacca Accursio Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco. Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi.
L’inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì.
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