Sono cominciati gli Europei di calcio più blindati della storia: si gioca tra festa e paura. Allo Stade de France di Parigi, per la gara inaugurale Francia-Romania, prefiltraggi e controlli minuziosi per gli spettatori. Bella e breve la tradizionale cerimonia di apertura. Centoquarantaquattro ballerine di can can, otto minuti e 35 secondi di cerimonia molto francese e molto italiana, visto che l’ha inventata Filmmaster Events. Italiana anche la coreografia, firmata dalla tarantina Valentina Colarusso. Il tutto condito dallo show del famoso dj David Guetta. Esordio fortunato per i “Bleu”: rumeni piegati all’89’ da un capolavoro di Payet, 29enne talento del West Ham. Un calciatore maturato tardi ma sbocciato alla grande alla soglia dei 30 anni. Didier Deschamps aveva ragione a dubitare della sua Francia: quello che non poteva prevedere, almeno non pubblicamente, è che alla fine proprio il talento in abbondanza della sua squadra gli avrebbe regalato il successo a un minuto dalla fine in questa partita inaugurale di Euro 2016. Come detto, la Romania cede all’89’. Payet, man of the match, lascia il campo in lacrime: sostituzione con standing ovation. Poco prima ha mandato in delirio lo Stade de France e tutto il paese con un meraviglioso sinistro all’incrocio dei pali (foto Ap-Gazzetta dello Sport). I francesi così fanno festa dopo aver sofferto forse più del previsto. Prodezza di Payet a parte, non è una vittoria del tutto meritata. In ombra il gioiello juventino Pogba per il quale si sta per aprire un’asta milionaria tra i più ricchi club europei in questo calciomercato estivo. A Saint Denis, tutto tranquillo sul fronte ordine pubblico ma l’allerta anti-terrorismo resta alta; e anche la paura.
Francia debole in difesa. Il timore più grande che ha accompagnato i transalpini verso l’Europeo in casa, era relativo alla tenuta difensiva della squadra, messa a dura prova dalle assenze contemporanee di Varane, Sakho e Mathieu. Non a caso la Romania impiega 4 minuti per mettere a nudo il limite dei suoi avversari, ma Stancu, dimenticato da Sagna nell’area piccola sugli sviluppi di un calcio d’angolo, calcia addosso a Lloris. Fallirà un’altra occasione in apertura di ripresa, provando un’improbabile semi-rovesciata in piena area quando aveva tutto il tempo di controllare e calciare dopo aver evitato il fuorigioco. Si fa perdonare con il rigore del pari, ma non basterà alla sua squadra. A soffrire, più che la coppia centrale Rami-Koscielny, è soprattutto Evra a sinistra, saltato due volte da Sapunaru e una da Stanciu nel primo tempo e poi colpevole di aver causato il penalty dell’1-1 con l’ingenuo fallo sullo stesso Stanciu nella ripresa. L’arbitro ungherese Kassai fischia il rigore che Stancu trasforma.
Romania solida e sfortunata, Francia in affanno. Considerando il percorso dei rumeni nelle qualificazioni (2 soli gol subiti in 10 partite e nessuna sconfitta) era lecito attendersi anche la fatica che la Francia effettivamente fa, soprattutto nel primo tempo, dal centrocampo in su, cioè dove il talento abbonda. Le occasioni arrivano perché Griezmann colpisce un palo di testa e poi sfiora un altro gol poco prima dell’intervallo, mentre Giroud va due volte vicino al bersaglio di testa. Ma se a centrocampo Kanté fa splendidamente il suo lavoro che lo ha già reso protagonista assoluto nella favola Leicester di Ranieri, non altrettanto si può dire di Matuidi e Pogba, mentre la spinta dei terzini è pressoché nulla.
“Bleu” a sprazzi. La Francia vive due momenti buoni nel corso della partita, entrambi troppo brevi, scuotendosi dopo le occasioni più ghiotte capitate alla Romania in apertura dei due tempi. Così, nella ripresa, Tatarusanu è costretto a una prodezza sul tiro di Pogba. Poco dopo però si va ingenuamente beffare da Giroud che lo sposta col braccio anticipandolo in uscita e segnando il gol del vantaggio di testa. In entrambe le azioni c’è lo zampino di Payet, più incisivo quando Deschamps gli dà la libertà di agire a tutto campo. Il problema, per la Francia, è che il vantaggio dura appena 7 minuti, poi Deschamps fa entrare prima Coman quindi Martial (al posto del deludente Pogba), ma nessuno nei due combina granché. Così a decidere è Payet, con un capolavoro balistico, innescato dal piccolo gigante Kanté. A decidere, cioè, è il talento. E la Francia ne ha in abbondanza. Questo è solo l’inizio, il bello deve ancora venire.
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