di SERGIO SIMEONE* – Da osservatore laico e pertanto neutrale del conflitto Lutero – Chiesa cattolica, ho sempre avvertito una forte simpatia per il primo soprattutto per una ragione, la sua posizione sulla interpretazione delle sacre scritture. Per chi non avesse dimestichezza con la storia delle religioni vorrei chiarire di che cosa sto parlando. La Chiesa cattolica ha sempre rivendicato il monopolio della interpretazione delle sacre scritture ritenendo non solo il popolo, ma anche i più grandi pensatori , incapaci di comprenderne il testo. Questa scelta ha avuto conseguenze tragiche per la cultura italiana: gli scienziati, anche quando conducevano ricerche su temi non religiosi venivano tacciati di eresia e colpiti con sanzioni gravissime (rogo compreso) se gli esiti delle loro ricerche confliggevano con la lettura ecclesiastica della Bibbia. Emblematica al proposito la condanna da parte della Chiesa della teoria copernicana perché ritenuta in contrasto con l’episodio biblico di Giosuè che ferma il corso del sole durante una battaglia.
Lutero, al contrario, sostiene che tutti devono poter leggere la Bibbia ed interpretarla liberamente. Per questa ragione promuove la traduzione dei testi sacri in lingua nazionale e ne cura la massima diffusione sfruttando la contemporanea scoperta di Gutenberg dei caratteri di stampa mobili. Questa “politica” di Lutero ha due conseguenze positive di grandissima portata: promuove la alfabetizzazione del popolo e incoraggia la libera ricerca degli scienziati.
Questa mia valutazione della superiorità della idea luterana di libera interpretazione della Bibbia è stata però messa recentemente in crisi dalle ultime vicende politiche. Ad assestare il colpo più duro alle mie certezze è stato certamente Salvini, il quale, dopo aver compiuto una serie di nefandezze, sempre agitando croci, rosari e Vangeli, è andato addirittura a solidarizzare con un imprenditore, il quale, avendo sorpreso l’ennesimo ladruncolo a rubargli del carburante nel magazzino, dopo averlo ridotto all’impotenza, picchiato ed umiliato, gli ha sparato un colpo di fucile da un metro di distanza, per fortuna senza volerlo uccidere. Non dubitando che il cristianissimo Salvini abbia letto i dieci comandamenti e tra questi il quinto, quello che dice di non uccidere, mi sono chiesto: come diavolo lo avrà interpretato per giustificare quel gesto?
Non mi ero ancora ripreso da questo primo colpo, che ne ho ricevuto subito un secondo da un fine esegeta della Bibbia, il presidente della Regione Lombardia, Lorenzo Fontana. Costui ha dichiarato che lo slogan “prima gli Italiani” è in perfetta sintonia con il Vangelo. E’ vero infatti che il Vangelo dice che bisogna amare il prossimo, ha specificato il nostro, ma per prossimo, diversamente da alcune erronee interpretazioni, è da intendere chi è più vicino a noi fisicamente. Il “prima gli italiani“, crediamo di poter dedurre, andrebbe perciò riformulato articolandolo in “prima i condomini. poi gli abitanti del quartiere in cui si abita, ecc. fino ad arrivare, procedendo per cerchi concentrici, a “prima gli italiani”.
E’ stato a questo punto che sono stato colto dal dubbio: se un ministro e un presidente di regione, che si presume abbiano un intelligenza superiore alla media, hanno letto la Bibbia e non ci hanno capito un tubo, è giusto permettere a tutti il libero esame delle Sacre Scritture, come sosteneva Lutero? Mentre facevo queste considerazioni mi è caduto l’occhio su un ritratto di Torquemada, lo spietato persecutore di eretici. Tutti, guardando quel ritratto, notano che il grande inquisitore ha un aspetto torvo. E’ vero, ma se prima di posare per il ritratto avesse letto qualche dichiarazione di un Salvini o un Fontana dell’epoca, non avrebbe qualche buona ragione per essere torvo?
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil
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