di FABIO CAMILLACCI/ E’ stato bello finchè è durato. E’ stato bello sognare una Ferrari nuovamente campione del mondo, ma, ormai è finita. Solo l’aritmetica alimenta le speranze dei tifosi più irriducibili. Le speranze mondiali del Cavallino Rampante tramontano definitivamente all’alba italiana in occasione del Gran Premio del Giappone, quando un problema alla candela della vettura di Sebastian Vettel, crea prima apprensione al momento della partenza, poi il gelo per l’amaro ritiro al 4° giro. Nel mezzo: una prima tornata a singhiozzo, con la “rossa” di Seb infilata da Verstappen e sverniciata in rettilineo dagli altri causa evidenti problemi di potenza. Altro che rimonta su Lewis Hamilton: l’inglese vince in scioltezza la gara in terra nipponica, precedendo Max Verstappen, duro in partenza su Daniel Ricciardo e spavaldo fino alla fine. Gradino più basso del podio per lo stesso australiano che difende con le unghie la terza posizione. E adesso Hamilton (che nel pregara ha incontrato il mezzofondista britannico Mo Farah traendo evidentemente ispirazione dai suoi 4 ori olimpici) vola a +59 punti sul tedesco della Ferrari.
In Texas primo match-point per Lewis. Per spiegare meglio perchè ormai le speranze Ferrari sono ridotte al lumicino, aggiungiamo che già tra due settimane, ad Austin, Lewis può laurearsi campione del mondo in anticipo; gli basterà conquistare 16 punti in più di Vettel in Texas per centrare il suo quarto alloro iridato. Uno scenario impensabile, non solo in estate, ma anche appena un mese fa, quando, prima di Monza, Seb era leader del mondiale con 7 punti di vantaggio. Incredibile involuzione ferrarista.
Dramma sportivo per Maranello. Il Cavallino Rampante ripiomba quindi nel suo peggior dramma sportivo, quello dei guasti da pochi euro che compromettono investimenti milionari. Una candela di accensione ora, un condotto del compressore in Malesia: matrice simile per flop inaccettabili, contro le quali aveva già tuonato il presidente Sergio Marchionne dopo Sepang. Un vero peccato, che non rende onore al gran lavoro della squadra per portare la SF70H ai livelli di prestazione della Mercedes, rimpingua il serbatoio dei rimpianti e pareggia il bilancio delle colpe fra team e pilota, ma che non può non far riflettere. Molto a fondo.
Gli altri piazzamenti del GP di Suzuka. Ai piedi del podio Bottas, 4°, che precede Raikkonen: Kimi risale con buon ritmo fino alla quinta piazza dopo identica zavorra di -5 in griglia del connazionale e un’escursione oltre i cordoli della Spoon Curve al 1° giro, accompagnato da Hulkenberg, che compromette la sua corsa. A punti anche le “Pantere Rosa” di Ocon, 6° e gagliardo in avvio, e Perez, 7°, poi le Haas di Magnussen (8°) e Grosjean (9°) e Massa, 10°a difendersi da Alonso.
Considerazioni finali. Hamilton come detto ormai aspetta solo l’aritmetica per festeggiare il suo poker iridato. La Red Bull continua a fare progressi. Alla Ferrari resta l’amaro calice del rimpianto: verdetto forse troppo duro, ingiusto e sbagliato nelle proporzioni, ma di cui il Cavallino Rampante non può che fare mea culpa. Game over. E’ stato bello finchè è durato, ma ora è finita.
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