di LUCIANA VECCHIOLI – Un cerbiatto mangia tranquillamente le foglie degli alberi, quando all’improvviso un ragazzo seminudo con la pelle sporca di terra lo assale e con un coltello lungo ed affilato lo uccide all’istante. Dai cespugli escono altri cacciatori, dei ragazzi, tra loro anche un uomo. Bagna le dita nel sangue dell’animale e lo cosparge sul viso del giovane. “Ora sei un uomo” gli dice. Non è un film sul machismo, come si potrebbe intendere dalle prime sequenze. “Captain Fantastic”, scritto e diretto da Matt Ross, con Viggo Mortensen ed uno straordinario cast di giovanissimi attori che nella storia sono i suoi sei rampolli, affronta il tema della famiglia, del fondamentale ruolo dei genitori ma anche della necessaria contaminazione con l’altro.
Quasi due piani di lettura. E come si capisce subito, utilizzando canoni decisamente fuori dal comune. Nel cuore delle foreste del Nord America, lontano dalla civiltà, Ben Cash sta crescendo i suoi figli il più lontano possibile dalla cultura consumista. Impone loro una educazione rigorosa, fatta di estenuanti esercizi fisici e una impegnativa istruzione che lui stesso impartisce. Montagne di libri da leggere per poi confrontarsi su argomenti di filosofia, medicina, matematica, letteratura, fisica e tanto altro. Festeggiano anche il compleanno del noto linguista e filosofo anarchico Noam Chomsky.
Si alternano momenti esilaranti, soprattutto rispetto alla assoluta convinzione che ai figli bisogna sempre dire la verità, a momenti più cruenti e dolorosi. Una tragedia inaspettata però li costringe ad uscire dal loro isolamento ed il contatto con il mondo esterno farà sorgere parecchi dubbi a tutti i componenti sulla validità della loro scelta.
Nulla a che vedere con le Comuni degli anni ’60 o una rivisitazione moderna dei Figli dei fiori. Storia ben scritta e recitata, è un percorso formativo che porterà il piccolo clan ad aprirsi all’esterno, all’estraneo a quello che appare diverso. Pur mantenendo la propria specificità.
In sala dal 7 dicembre.
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