Il presidente Mattarella, pur con il linguaggio ovattato che gli è consueto negli incontri istituzionali, ha richiamato i presidenti delle Regioni al rispetto Costituzione nei rapporti con il governo centrale, evitando conflittualità che nuocciono all’ordinata gestione del Paese e invitandoli corresponsabilità nella struttura della Repubblica. Questa sottolineatura – fatta in occasione dell’incontro svoltosi al Quirinale per il 50° anniversario della entrata in funzione dell’istituto regionale – è stata interpretata come un riferimento non certo elogiativo alle difformi disposizioni emanate da alcuni “governatori” che interpretano male, in termini impropriamente estensivi, questo titolo letteralmente inventato dai giornalisti per esigenze di sintesi nei titoli degli articoli.
Dopo aver concesso che “in questi 50 anni le Regioni si sono affermate come componente fondamentale dell’architettura della Repubblica, Mattarella ha ricordato l’art. 114 della Costituzione, in cui è stabilito che “le Regioni partecipano al dovere di eseguire gli art. 2 e 3 della Costituzione. E’ un compito collettivo, che coinvolge la Repubblica intera, come ci dice anche una lettura autentica dell’art.118, dove la sussidiarietà è indicata non solo come metodo ma come valore”.
E con l’occasione Mattarella ha voluto fare riferimento anche all’uso che occorrerà fare dei fondi del Recovery fund, sottolineando che “l’Ue ha dato prova di lungimiranza e tempestività” con il Recovery fund, ma questo, “come correttamente interpretato”, va ritenuto “non un passaggio della diligenza cui attingere ma occasione di storico rilancio per l’Italia“. Cioè una “occasione di storico rilancio”, un “appuntamento da non perdere per incidere sui nodi strutturali con riforme e investimenti strutturali, con il recupero di ritardi decennali”.
Nel documento presentato dalle Regioni è condivisibile il concetto di “moderna e unitaria concezione del sistema delle autonomie territoriali che rifugga da ogni centralismo sia statale sia regionale”. Ma, ha detto Mattarella, “si avverte la necessità di individuare con maggior precisione sedi e procedure attraverso le quali il principio di leale collaborazione, caposaldo della giurisprudenza costituzionale, possa divenire sempre di più la cifra dei rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Automomie locali. E’ importante che la soggettività politica delle Regioni si sviluppi non in contrapposizione con l’indirizzo politico statale ma in chiave di confronto e di cooperazione“.
E qui il riferimento velato alle divergenze sulle misure anti-copvid-19: “Se la violenza dell’epidemia appare essersi attenuata, non sono venute meno le esigenze di promuovere politiche coerenti con la tutela della salute dei nostri concittadini e con le esigenze di rilancio dell’economia del Paese, così duramente colpita dalle conseguenze della crisi sanitaria”. “Il Piano per l’Italia, in cui è prezioso il contributo delle Regioni, rappresenta un impegno ineludibile”, ha precisato Mattarella. Devono esserci “modalità di coinvolgimento e collaborazione compatibili con la pressante urgenza di definizione. È un appuntamento da non perdere per incidere su nodi strutturali con riforme e investimenti commisurati: tutela dei bisogni, rilancio dell’economia, valorizzazione dei territori con il recupero di ritardi decennali, sono priorità nazionali da definire alle quali devono concorrere tutte le energie del Paese, istituzionali e sociali”.
Infine l’invito esplicito ad un visione unitaria del Paese per il superamento delle sperequazioni tra Nord e Sud: “La riforma del Titolo V – ha ricordato il Presidente – ha rappresentato un coerente sviluppo dei principi costituzionali. Il legislatore costituzionale ha previsto che l’esercizio dell’autonomia si conformi ad esigenze di solidarietà e di perequazione finanziaria tra i diversi territori, riconoscendo allo Stato il ruolo di garante dell’uniformità dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali sull’intero territorio nazionale. Esigenze accresciute dalla consapevolezza dell’aumento del divario di sviluppo tra i territori e, segnatamente, tra il Nord e il Sud del Paese. La solidarietà, peraltro, rafforza il dovere di un utilizzo equo, efficace ed efficiente delle risorse da parte di tutte le Regioni”.
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